L'accusa è pesantissima: “omicidio volontario in concorso”. Il pubblico ministero della Procura di Cagliari, Gaetano Porcu, ha le idee chiare. L'allevatore originario di Dolianova, il 53enne Joselito Marras e suo figlio Micheal, da 11 mesi in una cella di carcere di Uta con l'accusa di aver ucciso nel febbraio del 2020 i due fratelli calabresi Massimo e Davide Mirabello, rispettivamente di 35 e 40 anni, con tutta probabilità andranno a giudizio. Per questo motivo ieri mattina, 12 febbraio, il pubblico ministero che si sta occupando del caso ha notificato agli avvocati Maria Grazia Monni e Patrizio Rovelli, difensori dei due allevatori di Dolianova, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei loro assistiti.
Nell'inchiesta è finito anche il 43enne di Dolianova, Stefano Mura, al quale è stato contestato il reato di favoreggiamento. L'uomo infatti è accusato di aver consegnato, durante le indagini dei carabinieri, un coltello del tutto diverso rispetto a quello ritrovato il giorno del duplice omicidio nelle campagne della periferia di Dolianova. Il pubblico ministero – dopo aver ricevuto in questi giorni i risultati dell'autopsia sui corpi dei due fratelli - non ha però contestato a padre e figlio “l'aggravante della premeditazione”, si legge nelle carte.
Uccisi barbaramente
Il medico legale incaricato dalla Procura, qualche giorno fa ha consegnato al pubblico ministero Gaetano Porcu la relazione finale di tutti gli accertamenti effettuati sui corpi dei due allevatori barbaramente uccisi.
Nelle carte si legge che Davide Mirabello, il più grande dei due fratelli, era stato brutalmente ucciso con una fucilata che l'aveva freddato sul colpo. Insomma era morto all'istante, mentre Massimo Mirabello era stato ritrovato con una vistosa frattura alla testa. Secondo il medico legale la forte botta al cranio aveva provocato una copiosa emorragia che, con tutta probabilità, aveva fatto perdere i sensi al 35enne.
L'uomo - spiega lo specialista - quando è stato abbandonato in campagna molto probabilmente era ancora vivo e agonizzante. Sarebbe morto in seguito alla copiosa perdita di sangue, considerando soprattutto il fatto che i corpi senza vita dei due fratelli erano stati trovati nascosti nella macchia mediterranea, in balia degli animali selvatici che avevano fatto strazio dei loro corpi.
La confessione
All'origine del brutale duplice omicidio – secondo gli investigatori – ci sarebbero stati dei vecchi attriti tra i fratelli Mirabello e la famiglia Marras. Le liti tra i quattro erano all'ordine del giorno, soprattutto per motivi legati al bestiame e al fatto che gli animali pascolassero in terreni non autorizzati. Successivamente c'è stata anche l'uccisione di un cane seguita dall'incendio di un'Ape della Piaggio e anche di un capannone che custodiva materiale agricolo. Ma il fatto più grave che risulta dalle indagini è stata la brutale aggressione, avvenuta qualche giorno prima del duplice omicidio, nei confronti di Michele Marras, figlio di Joselito. Dopo settimane di indagini, i carabinieri riuscirono a chiudere il cerchio e ad arrestare i due Marras.
Il padre, al momento dell'arresto, confessò quasi subito il delitto e aveva assicurato che il figlio non avrebbe avuto nessuna colpa. Il pm Gaetano Porcu però non ha creduto minimamente alle sue parole e infatti ha contestato a entrambi il concorso nell'omicidio dei due fratelli che da anni lavoravano e vivevano nelle campagne di Dolianova.