La Procura di Tempio ha messo una pietra sopra il suicidio di Michela Deriu, la barista 22enne di Porto Torres che il 4 novembre del 2017 si tolse la vita nell’appartamento di un’amica alla Maddalena. Il giudice dell’udienza preliminare, Caterina Interlandi, ha infatti dichiarato “il non luogo a procedere” nei confronti dei due giovani (amici della vittima) accusati di aver diffuso diversi video “spinti” nei quali compariva la giovane 22enne che si è tolta la vita. In parole povere il giudice ha prosciolto Mirko Campus e Roberto Perantoni dall’accusa più grave.

E cioè quella di aver causato la morte della vittima come conseguenza del reato di aver resi pubblici quel video. Insomma “perché il fatto non sussiste”, si legge nelle carte.

Contemporaneamente è anche caduta l’accusa di diffamazione aggravata nei loro confronti, i familiari della vittima hanno infatti tolto la denuncia. Il “non luogo a procedere” nei confronti dei due amici di Michela è stato chiesto, durante l’udienza, dallo stesso pubblico ministero che si è occupato del caso, Laura Bassani.

Le accuse

La Procura di Tempio, dopo il suicidio della giovane, aveva aperto un’inchiesta nei confronti di Roberto Perantoni e Mirko Campus. I due giovani, originari di Porto Torres, erano infatti accusati di aver “indotto” Michela al suicidio.

Secondo l’accusa infatti i due amici, all’epoca dei fatti, avrebbero diffuso a più persone alcuni video e diverse foto che ritraevano la barista 22enne in atteggiamenti intimi. Questi fatti – sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti – avrebbero talmente turbato Michela che la giovane si era andata a rifugiare nella casa di un’amica alla Maddalena.

Qui però, presa dallo sconforto e dalla paura di essere giudicata, si sarebbe suicidata per la troppa vergogna. Tesi sostenuta dagli avvocati della famiglia della barista 22enne, i legali Agostinangelo Marras e Sabrina Piga, che avevano appunto chiesto la condanna dei due imputati. La giudice dell’udienza preliminare, Caterina Interlandi, ha accolto le richieste del pubblico ministero Laura Bassani e degli avvocati Arianna Denule e Gianni Falchi, che difendevano i due giovani amici della vittima, assolvendo appunto i due imputati.

Massimo rispetto per la tragedia

La decisione presa dal gup ha chiuso definitivamente, almeno dal punto di vista giudiziario, il procedimento penale per la tragica morte di Michela Deriu. “Siamo vicina al dolore della famiglia della povera vittima – commenta l’avvocato Sabrina Piga – abbiamo il massimo rispetto perla tragedia della giovane che si è tolta la vita. Rispettiamo la decisione del giudice e siamo soddisfatti della sentenza”. Dietro la morte di Michela ci sono comunque tanti misteri. Secondo gli avocati della difesa infatti c’era qualcuno che perseguitava la vittima per questioni che non avevano in nessun modo a che fare con la diffusione dei video o delle foto. Al tempo si era parlato di alcuni debiti della giovane ma, fino ad oggi non è mai stata fatta chiarezza.

“Gli investigatori che si sono occupati del caso – assicura l’avvocato Piga – hanno eseguito magistralmente le indagini. E da queste – conclude il legale – non è stato provato che ci fosse un collegamento tra la diffusione del presunto video e la morte per suicidio della povera giovane”.