Nonostante la moglie aspettasse un bambino lui non aveva nessuna pietà e – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – la prendeva addirittura a cinghiate su tutto il corpo. Oltre che colpirla con schiaffi, calci e pugni. Una vita di coppia, iniziata con un semplice fidanzamento, diventata poi un incubo per una donna originaria del centro Sardegna che – dopo anni e anni di continue vessazioni e soprusi – ha finalmente deciso di denunciare il marito. L'uomo, originario di Siniscola, ieri mattina 21 maggio, è stato condannato dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Nuoro, Teresa Castagna, ad un anno e otto mesi, per maltrattamenti in famiglia.

Sentenza di primo grado comunque. Il giudice, nonostante il pubblico ministero avesse chiesto la condanna a 2 anni e sei mesi, ha deciso di ridurre la pena. L'uomo, difeso dall'avvocato Giuseppe Casu, tramite il suo legale si è difeso dicendo che “alla base del suo comportamento – si legge nelle carte – ci fosse la rabbia e la frustrazione di non poter più vedere suo figlio, soprattutto dopo la separazione”. L'uomo comunque non avrebbe negato le minacce e le vessazioni. I nomi dei protagonisti non saranno pubblicati per tutelare la riservatezza della donna e anche del figlio minorenne.

Una vita da incubo

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il calvario della donna ha avuto inizio nel luglio del 2017 ed è andato avanti per anni e anni, fino al marzo del 2019 quando la donna si decise a denunciare l'ormai ex marito.

Secondo quanto ricostruito in Tribunale dall'accusa – tesi accolta dal giudice durante l'udienza – l'uomo aveva iniziato a maltrattare la donna anche prima del matrimonio, quando insomma erano ancora fidanzati. Un rapporto bacato che andava avanti a suon di violenze, vessazioni e botte anche dopo il loro matrimonio. Secondo gli investigatori il marito violento infatti sottoponeva la moglie “ a continue vessazioni sia psicologiche che fisiche”, si legge nelle carte del Tribunale.

La donna infatti veniva continuamente “insultata e minacciata” con frasi gravissime e pesanti. L'uomo si lamentava del fatto che la donna non facesse niente, utilizzando chiaramente un altro tipo di linguaggio. “Stai zitta, chiudi la bocca, ti riempio di botte”, erano le minacce più moderate, assicurano gli inquirenti. “Porti sfortuna, allontanati da me, per questo ti ammazzo – erano le minacce più comuni – come un cane ti impiccherò ad un albero.

Sono sicuro che prima o poi ti ammazzerò”. Una situazione insostenibile che, fortunatamente, poi ha portato la donna a denunciare il suo ex marito, tra l'altro padre di suo figlio.

Un inferno quotidiano

Durante il processo in Tribunale è emerso che l'uomo, tra i tanti deliri, accusava la moglie di aver manipolato il figlio e di averglielo messo contro. “Nostro figlio non mi riconosce più – le diceva – tu sei un morto che cammina, stai attenta, non dormirai sonni tranquilli perché tanto prima o poi ti faccio fuori”. Gli insulti e le minacce non avevano termine: “Vi prendo tutti a colpi di martello, a tua madre e a te”. Insomma una situazione che era ormai diventata insostenibile e che si era trasformata in una vera e propria vita d'inferno.

Poi, anche quando finalmente la donna aveva deciso di andare via da casa e far rientro nell'abitazione della madre, le minacce non avevano avuto fine. L'uomo infatti nonostante la distanza continuava con le sue intimidazioni, come ha dimostrato l'accusa. “Tu non mi vedrai più – diceva l'uomo – con me hai finito, giuro che tutta questa storia te la farò pagare. Se continui a disturbarmi vengo a cercarti e ti faccio fuori”.