Il presidente di giuria Alfonso Cuarón, in conferenza stampa, ha ammesso che i premi non sono stati assegnati all'unanimità, ma che tra i giurati c'è stato scambio di vedute e non sempre omogeneità di giudizio. È anche questo il bello di un festival cinematografico come quello di Venezia, giunto ieri al suo termine, dove nulla è già scritto e le sensibilità individuali possono fare la differenza. Vince così, un po' a sorpresa, il Leone d'oro, il regista venezuelano Lorenzo Vigas per il suo "Desde allá", un film crudo e toccante allo stesso tempo, sulla nascita di un amore omosessuale tra un ragazzo di vita e un anziano, sullo sfondo di una Caracas ruggente e depressa, una città e un'intera società come correlativi oggettivi di un sentimentointimissimod'incomunicabilità e incapacità relazionale.

Lo dice anche il regista nel suo discorso di ringraziamento,che la difficoltà di connessione è un problema non solo personale, ma anche sociale, una malattia che affligge il suo paese così tormentato. Ed è la prima volta che il Venezuela vince un premio cinematografico internazionalee non si può chefesteggiare questo riconoscimento come un buon auspicio.

Gli altri vincitori, il Leone d'argento

Il premio pensato per la miglior prova di regia va sempre a un sudamericano (ma Cuarón, messicano, ha giurato chenon è stato un preciso calcolo), l'argentino Pablo Trapero per il film "El clan", storia di una famiglia criminale che,negli anni bui del Terrore in Argentina, ha rapito e ucciso alcune persone.

Gran premio della Giuria ad "Anomalisa", l'apprezzatissima pellicola d'animazione di Charlie Kaufman sulla solitudine di un uomo adulto che non riesce a dare profondità e stabilità ai suoi fortuiti innamoramenti.

Premio speciale della Giuria al turco Emin Alper per il suo interessante e attuale "Abluka" (il titolo significa "follia") sulla violenza che assedia Istanbul, mentre il premio per la miglior sceneggiatura è andato al francese Christian Vincent per "L'Hermine".

E sempre per quest'ultimo film è stato premiato Fabrice Luchini, vincitore della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile (l'attore francese di origini umbre, impossibilitato a venire, ha inviato un video-messaggio di ringraziamento).

E se il Premio Mastroianni per gli attori esordienti è stato assegnato al piccolo ed entusiasta Abraham Attah ("Beasts of no nation"), la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile è andata a Valeria Golino, a quasi trent'anni di distanza dalla prima (ricevuta nel 1986 per "Storia d'amore"), protagonista del film "Per amor vostro".

"L'emozione è sempre la stessa", ha confessato sul palco l'attrice, grande e sapiente signora del nostro Cinema che aggiunge un importante traguardo a una carriera già straordinaria.

Per la sezione Orizzonti (presidente di Giuria, Jonathan Demme), s'aggiudica il premio per il miglior film Jake Mahaffy ("Free in Deed"), quello per la miglior regia Brady Corbet ("The Childhood of Leader"), anche vincitore del Leone del futuro, mentre il premio della Giuria va a Gabriel Mascaro ("Boi Neon"), quello per la miglior interpretazione a Dominique Leborne (per "Tempête") e il riconoscimento per il miglior corto a "Belladonna" di Dubravka Turic.

La sezione Venezia Classici, concepita per la valorizzazione del patrimonio cinematografico, premia "Salò o le 120 giornate di Sodoma" di Pier PaoloPasolini per il miglior restauro e "The 1000 eyes of Dr. Maddin" di Yves Montmayeur come miglior documentario sul cinema.