Come notissimo dalle cronache, è scomparso nei giorni scorsi il grande Umberto Eco, certamente tra le figure intellettuali italiane di fama mondiale più rilevanti per la cultura del nostro tempo. Unanime il cordoglio generale espresso dai media e da vari ambienti culturali. Troppo evidenziato certo substrato politichese del Professore bolognese, in un senso o nell'altro, quando, forse, di Eco restano contributi di rara altitudine: soprattutto per le scienze sociali e per la letteratura.
Apocalittici, integrati e innovatori
Eco è celebre fin dagli anni '60 del Novecento, come ricercatore sociale originale e al passo con certa avanguardia internazionale culturale.
Divulgò e elaborò in modo autonomo certa cosiddetta nuova Scienza sociale, tra linguistica e sociologia, alla luce della nuova complessità del mondo della comunicazione, dopo la televisione e i mass media in genere la cosiddetta Semiotica, ispirato da ricercatori internazionali quali Jakobson, Saussure, Lotman e altri. La cultura e la comunicazione non sono solo realiste, sintetizzando il pensiero di Eco, o simboliche e/o ermeneutiche, ma anche segniche: il segno evidenzia la combinatoria della parola, la sua irriducibilità a regole o "grammatiche" dogmatiche, al contrario bisogna parlare di opere aperte.
E non solo teoria sociale: almeno per l'Italia, in particolare nel famoso “Apocalittici e Integrati”, Umberto Eco promosse una diversa interpretazione della comunicazione, la televisione e i mass media certamente "persuasori occulti", secondo certa tradizione, ma anche "segni" ed espressione di nuove dinamiche conoscitive e di una interessante nuova cultura popolare della modernità.
Molte pagine di Eco in tal senso sono da anni memorabili: quelle su Mike Bongiorno e sui Puffi, il breve incredibile saggio “La Semiotica dei bottoni”, ad esempio.
Dal Nome al Segno della Rosa
Umberto Eco è stato anche definito, per la sua letteratura squisitamente postmoderna, una sorta di alchimista. Romanzi bestseller come “Il Nome della Rosa” e “Il Pendolo di Foucault” sono icone della poetica contemporanea, quasi esperimenti collettivi delle "sue" teorie semiotiche e della comunicazione, fin dai titoli colmi di infiniti citazionismi.
Eco scrittore ha inaugurato in Italia il miglior Fantastico letterario di genere cosiddetto dopo Italo Calvino. Lo stesso Dan Brown, probabilmente deve parecchio, come influenza culturale, allo stesso Eco. Il romanzo boom di cui prima è, con una metafora che forse sarebbe piaciuta al Professore, un Segno per la letteratura dei prossimi decenni.
La Politica effimera
Se Eco ha spesso sottolineato certo trend effimero della nuova cultura di massa, Internet inclusa negli ultimi anni, la sua stessa morte, visti certi commenti generali, ha già confermato forse il regno trash per eccellenza dei nostri tempi liquidi. Ovvero la Politica. Eco è stato, infatti, a modo suo protagonista nella politica italiana, ma come scienziato, sempre distante dalle stanze dei bottoni o dei partiti vari. Figlio del suo tempo e originario di Bologna, città di forte condizionamento storico-politico antagonista, Eco ha attraversato certi copioni non esemplari di certo estremismo italiano che fu, ma sempre con sguardi d'avanguardia. Farne ancora un simbolo a sinistra di certa Intellighenzia o a destra ricalcare troppo tale aderenza, è oggi superfluo e anche fuorviante.