Domenica 11 febbraio si è celebrata la giornata del malato e i circa cento volontari del santuario di Santa Croce, con la loro postazione posta sul piazzale proprio al fianco della statua di San Leopoldo Mandic, sono riuscite a raccogliere in poco tempo ben 700 firme raggiungendo una cifra superiore ad ottomila firme da inviare alla Conferenza Episcopale Italiana per celebrare e riconoscere San Leopoldo come "patrono dei malati di tumore".

Il rettore del santuario dei Cappuccini padre Flavio Giovanni Gusella ricorda che, fin dagli anni ’80 del secolo scorso, molti medici, ammalati e loro familiari hanno espresso il desiderio di poter invocare san Leopoldo per una malattia sempre più diffusa e devastante: il tumore.

All'epoca furono raccolte parecchie firme a sostegno di questa iniziativa (circa 13mila, conservate nell’Archivio del Santuario di padova), ma il 2 dicembre è stata inoltrata richiesta alla CEI che ha invitato ad aprire una nuova sottoscrizione per dare peso alla richiesta effettuata dal rettore. Aggiunge il rettore: "Possono firmare la petizione solo gli italiani perchè se la firma fosse possibile anche ai pellegrini che arrivano con i viaggi organizzati a Padova il numero sarebbe falsato e quantomeno raddoppiato".

"Leopoldo" nacque a Castelnuovo di Cattaro (attualmente Herceg-Novi in Montenegro) il 12 maggio 1866, penultimo di sedici figli di Pietro Mandic e di Carolina Zarevic, famiglia cattolica croata.

Al battesimo ricevette il nome di Bogdan Ivan (Adeodato Giovanni). Suo bisnonno paterno Nicola Mandic era oriundo da Poljica, nell'arcidiocesi di Spalato (Split), dove i suoi antenati erano giunti dalla Bosnia, nel lontano secolo XV; Bogdan fin da piccolo desiderò entrare nell'ordine dei Cappuccini.

La canonizzazione a Santo di Leopoldo Mandic è avvenuta grazie ai tre miracoli riconosciuti che riguardano proprio la guarigione di tre tumori e fu proprio per colpa di un tumore che il 30 luglio 1942 all'età di 76 anni San Leopoldo morì: un tumore all'esofago che gli procurò dolori e sofferenze che spesso gli causavano svenimenti e fatica a deglutire.

Gli ultimi 20 giorni della sua vita non riuscì nemmeno a nutrirsi, ma fino alla notte prima della sua morte grazie all'intercessione della Madonna da lui chiamata "Parona benedetta" riuscì a a confessare i suoi fedeli. Numerosi sono i ricordi di padovani e non solo che testimoniano quanto San Leopoldo fosse vicino ai malati e li andasse a trovare. Nonostante la fede del malato non fosse provata alla vista del piccolo frate si commuovevano e si confessavano come se fossero da sempre credenti.