L’arte della letteratura è una possibilità dell’uomo di vivere nella società, senza rispettare regole laboriose e tracotanti. Cosa accadrebbe alla libera società, se questa andasse incontro agli eccessi della politically correct? La letteratura è un mezzo alternativo in grado di predire futuri e presenti, alle prese con un’umanità oppressa, impegnata a vivere in una società controllata da forze totalitariste ritrovandosi,così, a vivere come Winston Smith in un mondo comandato dal Big Brother. Oggi però, il Big Brother lascia il comando alla “big sister”, sostenendo una letteratura priva di offese maschiliste, pregiudizi e dissolutezze.

L’iniziativa parte dalla Spagna con l’intento di eliminare dai corsi scolastici autori come: Pablo Neruda, Javier Marias e Arturo Pérez-Reverte, considerati inappropriati, cercando di ridisegnare un corso scolastico privo di offese alla figura femminile.

Un altro nemico della letteratura?

I nemici della letteratura sono secolari, lasciando il testimone epoca dopo epoca. Il primo è la politica, un nemico che ha origini nell’antica Grecia. Ogni tipo di politica, esercita un controllo sulla “buona” letteratura, un esempio è la mirata vigilanza sui testi nei regimi totalitaristi, o nel periodo democratico, con la differenza che questo tipo di governo garantiva una sovranità popolare ed un esercizio comune sul potere, rendendo possibile una difesa della letteratura in tribunale.

Troviamo poi la religione: un’istituzione che censurava, bruciava libri ed autori che andavano contro la società morale religiosa ed il credo ortodosso. Si modificava così, la concezione di letteratura che doveva basarsi su determinate regole, illustrando il “giusto” comportamento da assumere.

Ma oggigiorno, è possibile definirsi nemici della letteratura quando si vuole difendere la propria integrità morale?

O più semplicemente, si può divenire nemici offendendo il ruolo della donna? Ciò che porta le femministe, più radicali, ad una rivalutazione del testo letterario è il suo contenuto maschilista ed offensivo. Una critica già suscitata da questi argomenti fu sul romanzo di Nabokov “Lolita” sulla base di un’analisi condotta da Laura Freixas, definendo il libro, che ha come protagonista un uomo dalle condotte pedofile, “pornografico”.

La letteratura come libertà

Il romanzo di Nabokov è una piccola particella rispetto ad altri autori che hanno “denigrato” la figura della donna come Faulkner, Bukowski o addirittura il filosofo Schopenhauer misogino dichiarato. Molti sono i libri eliminati a causa di proteste per i temi trattati, in Francia come in Italia dove Pasolini 50 anni fa venne censurato perché considerato “scabroso”. L’idea della letteratura è quella di lasciar fuori le regole soppressive che formano la società della vita reale, ma queste stesse regole stanno subentrando nel mondo della scrittura, privandolo di libertà e mistero. Quella che viene definita letteratura offensiva, rende la realtà brutale, inoffensiva. Potrebbe una letteratura censurata, inoffensiva compiere lo stesso lavoro? Potrebbe donare la libertà in un mondo oppressivo?