Orchestrali in tuta grigia da lavoro per un allestimento regale e lui, Renato Zero, occupa ed offre la scena con larga generosità. Zerovskij solo per amore, è il film che il celebre cantautore ha realizzato con la Lucky Red Distribuzione di Andrea Occhipinti, dopo la registrazione del concerto live all'Arena di Verona del 5 giugno 2017, e che è stato proiettato in anteprima alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma lo scorso 14 marzo. L'opera, che sarà in visione nelle sale il 19, 20 e 21 marzo, accorpa un mix di generi, il cinema, il teatro, la musica e, come è stato detto nella conferenza stampa che è seguita al film "era nell'aria per sfuggire alle costrizioni che chiudono in cinque minuti il tempo di una canzone".

Due ore di spettacolo offrono agli zerofolli qualcosa di più, imprimono il segno di un'esperienza artistica afferrata anima e corpo "perchè la vita non voleva sorridermi ed io l'ho costretta a farlo", secondo l'affermazione di Renatissimo che a 67 anni dice di voler arrivare alla gente rinnovando ogni volta l'emozione del palco, ieratico e ribelle come sempre.

Le contraddizioni, la luce ed il buio, nell'amalgama della fede?

Chi si aspettava irriverenza e provocazione potrebbe restare deluso. Il film, per la regia di Gaetano Morbioli, è stato simpaticamente definito dallo stesso Renato Zero un miracolo, a cominciare dal fatto che la rappresentazione di Verona (detto fuori dai denti) sembrava ostacolata da un forte maltempo che si è poi dileguato per grazia ricevuta.

Ironia e sorriso fanno parte della sceneggiatura di Vincenzo Incenzo e Renato Zero, scandita da una presa diretta sull'umanità che si raccoglie intorno alla Stazione Terra, mentre Dio guarda la valle di lacrime rattristato dal fatto che la creazione si sia discostata dal suo progetto d'amore. Non resta che rifondare il mondo per un orientamento nuovo ed in scena appaiono grandi allegorie personificate per dettare ciascuna il suo appello.

Adamo ed Eva si fronteggiano per l'eterna lotta e schermaglia fra i sessi, Tempo avvolge la sua arringa sulle occasioni e memorie perdute, Amore è ridotto alla paralisi per la cecità e la sclerotizzazione dei cuori, Odio incalza con le seduzioni di un predominio fittizio sulle cose mentre Morte sa di potersi aggirare con la sua inesorabile falce.

L'idea della personificazione dei grandi temi della riflessione etico-sociale è molto efficace e sembra, inoltre, richiamare un genere antico che è stato di autori consegnati alla storia delle letterature, quali Petrarca nel poemetto "I Trionfi" o Erasmo da Rotterdam nel "Lamento della Pace". D'altra parte Zerovskij sostiene nel film che la Cultura è morta ma permane il sogno di una società in cui speranza e libertà siano dei traguardi che richiedono con continuità rigore, sincerità, passionalità, distinti dal ripiegamento della falsa pietà e dalle licenze onnivore di potersi permettere tutto.

Ero zero ma gli Zerovskij sono tanti

Sono anarchico, lo sono fisiologicamente. Si descrive così l'inventore del popolo dei Sorcini, di Zerolandia e Zeromania.

Oggi Zerovskij che canta e recita nel film musicale vorrebbe essere per sua stessa ammissione anche un Angelo che sa che quelli come lui, i capistazione nella metafora del lavoro che cerca dignità e sopravvivenza, sono tanti. L'onda della vita nel film deve avere il sopravvento ed il grido implicito ricavabile è "liberate Zerovskij" dalle sue fatiche e solitudini, dall'abbandono di minori e anziani, dallo stalking contro le donne, dalle malattie che colpiscono corpo e spirito. Il film si avvale anche della partecipazione di un istrionico e dinamitardo aspirante suicida Gigi Proietti che con il suo sorriso graffiante, però, mette da parte il proposito estremo. La voce di Dio è di Pino Insegno ed il cast è composto da Alice Mistroni (Eva) Claudio Zanelli (Adamo) Cristiano Ruiz (Amore) Leandro Amato (Tempo) Marco Stabile (Odio) Luca Ferrarini (Enne Enne) Roberta Faccani (Morte e Vita).

Le coreografie sono di Bill Goodson e Renato Serio cura gli arrangiamenti e la direzione dell'Orchestra Filarmonica della Franciacorta unita al coro. L'esito della produzione è una straordinaria convivenza di ampie professionalità artistiche per aprire una finestra di dialogo con il pubblico riconnettendosi ad una trascendenza di valori assopita. D'altra parte, diceva Renato in Zerofobia già nel 1978: che uomo sei se non hai il cielo?