Le vie dei signore sono infinite. Questo si sa, ma che la produzione di lingerie potesse salvare sia una fabbrica che un convento è un'arguta commedia che anima il film "Beate" del regista Samad Zarmandili e che lo scorso 4 ottobre ha inaugurato la nuova stagione 2018-2019 del Cinecolonne di Rovigo. La rassegna è stata voluta da un ampio team di sponsor ed organizzatori: Asm Set, Pro Loco, Rovigo Fiere, Confesercenti, Confcommercio insieme all'Assessorato comunale agli Eventi e Manifestazioni. Centrale, per la serata inaugurale, è stata la presenza di una parte del cast del film con le attrici Orsetta Borghero e Cristina Chinaglia, insieme al regista, all'Assessore Luigi Paulon ed al Presidente di Polesine Film Commission Angelo Zanellato, che hanno interagito con il foltissimo pubblico presente nella Sala Bisaglia del Censer.

Un po' fiaba, un po' "commedia sociale", come ha precisato Claudio Ronda che ha curato la presentazione. Il primo lungometraggio di Zarmandili, campione di incassi nelle svariate sale di proiezione nazionali da Bari a Roma, mostra un gruppo di agguerrite operaie e di altrettanto tenaci suore che eviteranno la delocalizzazione della produzione e la trasformazione della Casa di Preghiera, su cui aveva messo gli occhi un politico, in un confortevole Resort, mentre una serafica Beata Armida 'tuonerà' con un miracolo finale.

Una storia legata al Delta del Po

"Era mia intenzione ancorare la storia ad un contesto sociale ed antropologico forte" - ha dichiarato il regista. "Inizialmente pensavamo di girare al sud (è una siciliana trapiantata al Nord una delle coprotagoniste interpretata da Donatella Finocchiaro) ma successivamente abbiamo scelto il Polesine il cui tessuto economico è stato caratterizzato da imprese tessili sorrette dal lavoro delle donne".

Zarmandili ha precisato che alcune comparse sono operaie vere che hanno aiutato le attrici nell'immedesimazione nel ruolo. "Tutto questo ha creato un bel clima che restituisce la cifra conclusiva del film: dinamico, sinergico, scandito dal ritmo e dall'ironia giusti. Inoltre è molto suggestivo lo scenario del Delta del Po che, a mio parere, è bellissimo, è il Mississippi d'Italia, fa filtrare una particolare magia e contemporaneamente raccoglie bene la dicotomia di ascesi conventuale e nebulosa provinciale".

'Ho indossato i panni dell'operaia ricordando mia madre'

Cristina Chinaglia è, fuor di finzione, figlia di una lavoratrice del settore tessile. "E' stato divertente rivedere le fotografie di mia madre nel suo camice di operaia - ha affermato - abbiamo riso insieme e quest'energia l'ho riportata nella mia interpretazione. Inoltre il film racconta con leggerezza una fetta di storia polesana con le aziende manifatturiere in crisi, la minaccia di chiusura e la cassa integrazione".

Orsetta Borghero, invece, veste sul set i panni della lavoratrice schiettamente veneta, battagliera con raziocinio ed ancorata con grinta al posto di lavoro che non vuole perdere. "Fin da bambina ho sentito parlare in dialetto i miei familiari e nella lingua veneta sono riuscita ad immergermi per assegnare al mio personaggio la vitalità dell'humus locale. Siamo state ben dirette e ciascuna attrice ha potuto esprimere il suo "colore" amalgamando le sintonie". Fra i personaggi spiccano anche Suor Caterina, la giovane e sorprendente Maria Roveran, Suor Restituta, assiduamente devota ed orante, interpretata dalla notissima Lucia Sardo (nel ruolo drammatico della madre di Peppino Impastato nel film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana) e Loris, unico uomo dell'equipe tessile, che è l'attore teatrale Paolo Pierobon.

Temi come amore, amicizia, lavoro, lotta, sono in quest'opera stemperati dalla latenza costante dell'orizzonte deltizio polesano in cui si disperde, fra bonarie vicende "al peperoncino", una trascendenza vigile ed immota.