A volte si pensa al concetto di carattere come qualcosa di innato e difficilmente modificabile. Insieme al ‘carattere’ sono sentiti allo stesso modo – magari ritenendoli intercambiabili – la personalità, il temperamento. Probabilmente e fino a un certo punto, è possibile che sia così. Tuttavia, nel linguaggio comune il costrutto psicologico che lo distingue, il carattere, risulta fortemente indebolito. Insomma, una donna come quella presente nel romanzo ‘Maria’ (Einaudi, pag. 130) di Nadia Fusini e pubblicato il 12 marzo 2019, che si presenta con una frase forte come “Sono venuta a confessare un delitto” con l’aria più soave che si possa immaginare, è riducibile solo a una questione di personalità?
Una questione di indole
Facendo un salto nel passato, si potrebbe cercare un riscontro che possa sostenere una particolare ed eventuale indole, chiedendo aiuto a Ippocrate; per tentare di giustificare l’antinomia brava-cattiva che alita intorno a Maria – titolo dell’opera e nome della protagonista –. In breve, il decano per antonomasia di tutti i medici distingueva la disposizione psichica e quindi caratteriale, dipendente da situazioni fisiologiche precise (per i tempi), ovvero, un temperamento che poteva orientarsi verso il sanguigno, il flemmatico, il collerico o il melanconico. A questo punto, è lampante il fatto che, ammesso che l’autodenuncia del personaggio del romanzo corrisponda al vero, si è di fronte a una commistione sanguigno-melanconico.
Ma, il tema da sceverare è, all’interno della narrazione della Fusini, comprendere se basti un binomio del genere a fare di un individuo un assassino.
La trama del libro
Quando in Questura l’agente di polizia accoglie la donna, prima ancora di sentirla parlare è ammaliato dalla sua figura. Probabilmente e in situazioni più favorevoli, si potrebbe parlare di carisma: è quello che succede ad alcuni individui che, pur in contesti sconosciuti e mai frequentati, attirano l’interesse.
D’altra parte, non è che Maria avesse mai avuto occasione di frequentare quel posto di polizia. La frase da lei pronunciata è spaventosa. E, se possibile, ancora più scandalosa visto che è presentata come figura femminile apparentemente arrendevole e gentile. L’uomo in divisa è preso dalla foga di sapere tutto di Maria. Anche se – nel profondo di se stesso – sente che nella storia di quell’essere abita l’ambiguità. Lei racconta di un uomo per il quale aveva abbandonato tutto, un uomo che era diventato il suo carceriere; e suo marito di fronte alla legge.