"Voglio rendere vivo ciò che non ha vita", questo è il fulcro della visione artistica della scrittrice e pittrice Serena Maffia, autrice del romanzo "La sua ragazza", pubblicato da BookRoad Milano – Leone Editore.
Serena Maffia, già collaboratrice di Medusa Film, Rai e Gazzetta dello Sport, ma anche docente di comunicazione efficace e di semiotica dell'arte, editor e sceneggiatrice attraverso il racconto del suo libro, ha parlato con Blasting News della sua produzione letteraria e artistica, dei suoi prossimi progetti e della sua visione dell'arte.
Tra le altre cose ha affermato: "La cultura è alla base della nostra soddisfazione personale".
Intervista a Serena Maffia
"La sua ragazza" è il tuo primo libro?
"No, ne ho scritti altri e di generi molto diversi, passando dalla saggistica ai Libri di poesia, dai racconti alle opere teatrali fino ai romanzi. "La sua ragazza", il mio ultimo romanzo, ha un tono umoristico, ma anche riflessivo e in grado di raggiungere toni lirici, che parla d'amore in maniera tanto schietta quanto moderna, lasciando gli occhi del lettore colmi di colore, dal rosso della pelle di uno dei personaggi, Roscio, al blu dei capelli della protagonista Frana".
Di cosa parla questo tuo ultimo romanzo?
"Racconta del rapporto di amicizia tra la protagonista omosessuale Frana, e Roscio, un ragazzo dalla pelle rossa che fa il meccanico e che lei conoscerà per caso durante una delle sue disavventure.
Sempre per caso, conoscerà Anna, fidanzata del Roscio, per la quale perderà la testa (da qui il titolo del romanzo). Tra situazioni paradossali, divertenti a tratti comiche, il testo affronta il tema del triangolo amoroso e della sessualità rivisitando in chiave moderna il tema classico del Narciso (il principio, infatti, il libro si sarebbe dovuto intitolare "Narciso bugiardo", poi bocciato) e "traducendo" in arte le emozioni, trasformando la figura mitologica di quest'ultimo in quella di mentore sempre presente nella sua vita".
Il primo titolo al quale avevi pensato, "Narciso bastardo", a cosa si riferiva esattamente?
"È un riferimento artistico al "Narciso" di Caravaggio e, nel libro, questo quadro, è presente nella cucina della protagonista e rappresenterà una figura fondamentale nella sua vita fino ad una fase in cui, per un evento imprevisto ed imprevedibile, cambierà prospettiva, maturerà come persona e sostituirà il Narciso con "L'amore vincitore", sempre di Caravaggio".
Il colore che domina nel romanzo, come tu stessa dici, è il rosso, colore della passione, ma anche della lotta delle donne contro la violenza ai loro danni: c'è qualche riferimento su questo tema?
"Il tema della lotta di genere è molto velato. Qui, la donna è veicolo di emozioni, il cui colore blu dei capelli, riporta al blu del mare, dell'acqua della Laguna di Venezia e della sua vitalità. Su questo tema, ho scritto il romanzo "Le passioni di Ginevra" che descrive i tormenti e il dramma di una donna che vive la violenza, ma ne esce vincitrice".
La protagonista è anche omosessuale: c'è uno sviluppo anche di questo tema o è puramente una scelta narrativa?
"Si, è fondamentalmente a scopo narrativo e non c'è uno sviluppo di questa tematica".
Hai mai fatto leggere il tuo libro al professor Sgarbi, grande estimatore di Caravaggio?
"Non ancora, ma ci rifletterò" (ride).
Prossimi progetti in cantiere?
"Sto lavorando a un romanzo, il cui titolo è ancora provvisorio perché sarà certamente modificato, e a un progetto artistico personale di pittura in quanto pittrice".
Segui una corrente pittorica o un genere particolare o ti lasci ispirare da grandi artisti del passato, come Caravaggio ad esempio?
"Il mio genere è essenzialmente figurativo con soggetti sfrangiati, deformati, in movimento che vagamente ricordano gli stereogrammi 3D che trovavamo nelle librerie negli anni '90. Lavoro molto sul ritratto cercando di non dargli staticità, ma vita e tridimensionalità".