Da sempre la Psicologia ha provato a svolgere esperimenti sul campo per dare una definizione all’amore, ma ancora oggi rimane qualcosa di quasi inspiegabile, di misterioso. Non si riesce ancora a dare un senso a questo sentimento che a volte fa stare estremamente male e altre volte estremamente bene, quel sentimento che a volte fa perdere la ragione, ma altrettante volte è lui la ragione di tutto.
Le scale di misura dell’amore
Fu Rubin, psicologo danese, il primo che provò a misurare l’amore e lo fece con due scale chiamate Liking Scale e Love Scale.
La prima serviva per valutare il grado di piacevolezza del partner, veniva chiesto per esempio se quella persona era tra le più piacevoli che conosceva. Mentre con la seconda scala venivano valutate tre componenti fondamentali: l’attaccamento, l’intimità e il prendersi cura. Entrambe le scale rappresentano una misura dell’amore che è basato sicuramente su tutta la durata della relazione con ogni ricordo ed ogni emozione, ma anche su come si sente la persona in quel preciso momento. Se la coppia ha litigato poco prima di fare l’esperimento, sicuramente la persona che dovrà compilare il test sarà più combattuta sulle risposte da dare e non saranno del tutto positive, al contrario, se in coppia non ci sono state delle recenti discussioni, allora i risultati saranno sicuramente più che positivi.
Come cerchiamo la persona adatta a noi
La ricerca del partner non è semplice, ma ognuno ha dei precisi standard. Tali standard sono stati creati in base a com’è cresciuta la persona. Dagli esperimenti condotti sul campo è stata infatti riscontrata una certa corrispondenza fra gli stili di attaccamento con il partner e l’esperienza infantile della persona.
Se una persona è stata cresciuta con poche attenzioni, quindi stile di attaccamento evitante, allora in una relazione si sentirà costretta e insofferente, mentre se è stata cresciuta in modo equo sia dalla madre che dal padre, quindi stile di attaccamento ambivalente, allora in una relazione, tale persona, sarà quasi sempre preoccupata di non essere mai amata abbastanza, si sentirà triste e ansiosa.
Questi stili solitamente rimangono stabili nel tempo, ma non è detto, poiché può capitare che anche gli individui più sicuri, dopo esperienze negative possano risentirne e diventare quindi insicuri o avere nuove fobie.
Come influenza la cultura
Come è noto, nel mondo, ci sono diverse culture ed è possibile raggrupparle in due enormi insiemi: culture individualiste e culture collettiviste. Le culture individualiste sono per lo più quelle occidentali, sono quelle dove l'individuo è visto come persona autonoma e indipendente, mentre nelle culture collettiviste, per lo più orientali, l'individuo vive e agisce per il gruppo. Nel primo caso viene data più importanza alla realizzazione e alla felicità del singolo, mentre nel secondo caso vengono messe in primo piano le esigenze del gruppo, ma la differenza più palpabile sta nel fatto che l'amore romantico e vero, per le culture individualiste è alla base della creazione della coppia, cosa che non vale per quelle collettiviste, dove spesso ci sono i matrimoni combinati.