Il processo di privatizzazione della Scuola italiana era iniziato già da almeno 10 anni ed altri non era che l'onda lunga di quanto stava accadendo oltreoceano dal 2000 in avanti. Il mito dell'autonomia scolastica sbandierato da Renzi e dalla Giannini, diventato realtà con la nuova legge scuola numero 107 del 13 luglio 2015, fonda la sua ragion d'essere nel contenimento della spesa pubblica in ossequio ai principi dettati dalla Ue, quegli stessi principi che hanno indotto il governo Monti a congelare le pensioni con la sciagurata legge Fornero.

L'obiettivo era ridurre gli investimenti dello Stato nella scuola limitandosi allla gestione e alla ristrutturazione degli edifici scolastici. Il modello preso ad esempio è quello in atto negli Usa, riprodotto anche in Inghilterra, dove i privati hanno fiutato l'affare scuola proponendosi per la gestione di tutte quelle attività scolastiche considerate noiose, come ad esempio la gestione delle attività amministrative. L'iniziativa dei 209 borghesi che hanno acquistato una pagina del Corriere sembra andare proprio in questa direzione.

L'origine

Negli Usa i privati hanno fiutato l'affare scuola quando hanno visto che il Pil dell'intero sistema istruzione costituiva il 9% dell'intero Pil. La conseguenza è stata una escalation vertiginosa di investimenti nel giro di 10 anni.

Dai 13 milioni di dollari del 2005 si è arrivati a ben 389 milioni di dollari nel 2015. E così sono comparsi come funghi enti privati come la Charter Schools negli USA e le Academies inglesi istituite da Tony Blair in Inghilterra nel 2000, che si sono proposte per la gestione del personale amministrativo consentendo ampi risparmi di spesa pubblica per lo stato centrale.

Ovviamente tutto è mosso dall'aspettativa di profitto di questi privati che si traduce nel praticare modelli di vita scolastica, sistemi di valutazione degli alunni e software gestionali anche tramite una massiccia campagna pubblicitaria. A ben vedere ciò rappresenta una seria minaccia per il futuro dell'istruzione nel suo complesso, con riflessi sulla strategia dell'autonomia, del sistema di valutazione e rendicontazione.

Ripensando ai tagli Ata e alle prove Invalsi del nostro Paese un brivido corre lungo la schiena.

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Ma la voracità dello Stato e degli enti privati non si è limitata ai tagli di personale della scuola e alla realizzazione di cervellotiche procedure di reclutamento come quelle contestate dai precari delle Gae, con tanti saluti per quella continuità didattica che tanto servirebbe nelle scuole italiane. A mancare sono anche i dirigenti scolastici che qualcuno ha definito come quei 1700 presidi desaparecidos, senza considerare le agitazioni previste per l'inizio delle lezioni del nuovo anno scolastico. A preoccupare le famiglie italiane sono anche caro libri e il costo del corredo scolastico. Il Codacons stima per quest'anno una spesa di 1100 euro a famiglia.

Prevedere che gli studenti entreranno in aula senza diversi libri di testo, oltre che ovvio, è solo considerare come le case editrici private contino di incassare ancora di più ( + 1,7% per quest'anno). Ma per le famiglie italiane non è ancora finita. Il salasso organizzato ad arte dal governo deriva da un allegato ad una nota del bilancio del senato circa i contributi volontari superiore a 130 milioni di euro. Si stima che per quest'anno ogni famiglia spenderà dai 50 a i 200 euro per tutto il materiale delle scuole come la carta igienica, le risme di carta e i toner per le stampanti.