È ormai notizia di qualche giorno fa la scoperta al largo delle coste egiziane di un mega giacimento di gas naturale, giacimento che, secondo le stime conterrebbe all'incirca 850 miliardi di metri cubi di gas, una quantità tale da trasformare lo scenario energetico globale, sottraendo potere di negoziazione alla Russia di Putin che, al momento, con i suoi 47 miliardi di metri cubi trasportati in europa ogni anno, è la principale esportatrice mondiale di gas naturale.
Il mega giacimento egiziano, scoperto dai ricercatori Eni, insieme a numerosi altri giacimenti minori scoperti negli ultimi anni per un totale di oltre un mille miliardi di metri cubi, potrebbero assicurare all'Europa una fornitura di gas non proveniente dalla Russia per almeno 20 anni, un periodo estremamente lungo che stravolgerebbe gli equilibri del potere mondiale.
Gran parte dell'economia russa e del potere d'acquisto del rublo si basano principalmente sulla vendita di gas naturale, gas che conferisce al paese un enorme potere in sede internazionale, permettendo alla Russia di "ricattare" l'Europa: non a caso, nel corso della recente crisi ucraina, le sanzioni applicate dalla comunità europea e dagli Stati Uniti al paese non hanno avuto molto effetto, in quanto il premier Putin aveva in un certo senso le spalle coperte visto che la crisi è iniziata sul finire della stagione fredda e si è prolungata nel corso di mesi relativamente caldi, per l'Europa, che ha quindi potuto porre la Russia sotto embargo, ma al prezzo di un aumento del costo del gas acquistato proprio dalla Mosca, gas che, sebbene negli ultimi mesi non ha avuto impatto significativo sulle finanze europee, con l'arrivo di un nuovo freddo inverno rischia di mettere in ginocchio i consumatori europei, il cui riscaldamento dipende quasi esclusivamente dal gas proveniente dall'Est.
Ma il nuovo giacimento egiziano, mette in campo un nuovo giocatore e la collaborazione tra Eni e il governo di Il Cairopotrebbe cambiare la situazione, rendendo momentaneamente l'Europa indipendente dal gas proveniente dalla Russia, che a sua volta si ritroverebbe schiacciata dalle sanzioni internazionali e senza "moneta di scambio".
E se anche la partita possa sembrare conclusa in partenza, ci sono in campo numerose altre variabili che influenzano il risultato finale, una su tutte l'attuale situazione dell'Egitto, attraversato ormai da qualche anno da una profonda crisi civile e politica: la recente scoperta di una vera e propria miniera d'oro nelle acque territoriali del paese potrebbe intensificare ulteriormente la crisi, attirando nel paese militanti delle fazioni più estremiste e battagliere intenzionate ad indebolire l'Europa infedele.