Le 20 potenze economiche mondiali si riuniscono per una "due-giorni" a Shanghai il 26 e 27 febbraio. A sorpresa, è avvenuto un incontro informale tra i leader del G7, prima del secondo giorni dei lavori. I rappresentanti di Usa, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Francia, Canada e Germania si sono riuniti per discutere circa la possibilità di adottare misure straordinarie, per garantire una stabile ripresa dell'economia globale. Il prezzo bassissimo del petrolio e l'instabilità delle borse rendono questo consolidamento quanto mai a rischio.
I timori del G7 e l'instabilità delle borse
La paura che possa ripresentarsi uno stop dell'economia globale, con ripercussioni nelle aree macroeconomiche di Europa, Usa e Cina-Giappone, ha indotto i leader del G7 ad un "rendez-vous" informale per confrontarsi sulle eventuali misure di contenimento. I segnali macroeconomici non sembrano ispirare ottimismo. Un prezzo del petrolio così basso, e che si attesta su livelli minimi da oramai un mese, non permette ai mercati di poter assestarsi su livelli medi di ripresa attendibili. Da settimane si registrano rimbalzi sulle borse di tutto il mondo. Al centro della discussione si è attestato il rischio brexit, che comporterebbe uno shock folgorante per l'economia e la ripresa (debole) europea.
Obiettivo del G20 è di garantire una continuità fisiologica che permetta di sfruttare le riforme che molti Paesi stanno mettendo in atto. Ovviamente un qualsiasi squilibrio in una delle suddette aree comporterebbe una reazione a catena. E questa è l'ipotesi da evitare. Il G20 si impegna ad utilizzare gli strumenti monetari, di bilancio e strutturali, a sostegno della crescita economica.
"La ripresa globale continua, ma si attesta su livelli ben al di sotto delle nostre aspettative per una crescita forte. Le attese sono di una crescita economica moderata nelle economie avanzate, e che quella dei paesi emergenti si attesti su alti livelli". Questo si evince dal comunicato del G20 dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, in corso a Shanghai.
Altro problema potrebbe essere la svalutazione dello Yuan, paventata dal governo cinese, che però ha rassicurato: " Non svaluteremo lo Yuan per favorire l'export".
Italia promossa dall'UE, ma con riserva
Il Country report della commissione europea: "L'Italia ha compiuto qualche progresso, ma c'è ancora molto da fare". L'attività economica italiana del 2015 è in espansione, anche se su livelli appena sufficienti. Dovrebbe rafforzarsi, se non incrementarsi nei prossimi due anni. Viene sottolineata la "modesta produttività totale dei fattori, nonostante le considerevoli misure adottate a livello nazionale ed europeo". Il vero rischio per l'Italia continua ad essere il debito pubblico elevato che, per il rapporto della commissione, " penalizza oltremodo le performance economiche dell'Italia ed espone il paese a rischi enormi derivanti da shock esterni".
Contemporaneamente, la tedesca SM, ovvero la Fondazione per l'economia di mercato, istituzione che ha fatto della riduzione del debito pubblico il proprio mantra, vedendo di cattivo occhio politiche espansive e di flessibilità, ha promosso incredibilmente il debito pubblico italiano. Considerando il debito pubblico "esplicito" (quello cui si fa sempre riferimento) e quello "implicito", dato dagli impegni pensionistici e dai costi futuri della sanità relativi all'invecchiamento medio della popolazione, il debito pubblico totale italiano è l'unico nell'UE ad attestarsi sotto il tetto del 60% del PIL, arrivando al 57%. Il debito pubblico della Germania è addirittura tre volte più elevato, con dati relativi alle attività economiche e finanziarie del 2014.
Renzi, a margine dell'incontro di venerdì 26 febbraio con Juncker, ha sottolineato l'importanza di ridurre il debito pubblico non perchè "ce lo chiede l'Europa, ma perchè lo dobbiamo ai nostri figli", confermando così l'intenzione di proseguire nel rispetto dei vincoli e regole dettate dall'Unione Europea.