Nelle stanze del potere a Strasburgo si sta dando il via libera all'introduzione nei paesi europei di 35 mila tonnellate di olio tunisino in più, senza dazi, per l'anno in corso e altrettanto per il 2017. Questa svolta arrivata a sorpresa e in anticipo, dopo i rinvii delle ultime settimane, è stata annunciata dalla lettera del presidente di turno olandese dei 28 stati membri, compresa l'Italia, che oggi voteranno all'unanimità l'accordo, per aiutare il paese nordafricano schiacciato dalla crisi in seguito agli attacchi terroristici. La politica europea, così, entra prepotentemente in questioni cruciali dell'economia dei paesi dell'Unione, assicurando che la misura adottataavrà al suo interno migliorie volte a garantire i produttori dei paesi europei.

Gli aggiustamenti proposti

La misura proposta tempo fa è stata migliorata, secondo gli europarlamentari italiani del Pd grazie al loro intervento, facendo sì che si potessero accogliere alcune richieste italiane nel testo finale. Queste elencate qui di seguito dovrebbero essere quelle scritte all'interno del documento che i vari Stati firmeranno a breve.

  • l'olio proveniente dalla Tunisia dovrà essere segnalato, indicando il luogo di provenienza;
  • questo accordo avrà valore solo ed esclusivamente per due anni;
  • durante questo lasso di tempo l'Ue dovrà verificare se l'introduzione di un grande quantitativo di olio africano ha provocato danni ai produttori europei.

I rappresentanti italiani della sinistra si sono detti soddisfatti del compromesso raggiunto, mentre le opposizioni sono in rivolta al pari dei coltivatori del settore colpito.

I coltivatori di olio delle varie nazioni sono in rivolta

La diatriba è iniziata con la volontà europea di introdurre grandi quantitativi di olio extra vergine dal paese africano, senza alcun dazio da pagare, per aiutarlo in questo periodo di crisi; ma i produttori locali non sentono ragioni, ritenendo che ciò non sia di alcun aiuto, e si mobilitano per far valereil loro punto di vista.

Coldiretti è già pronta a scendere in campo per evitare che l'arrivo sul mercato di altre 35 mila tonnellate in più, che si aggiungono alle 90 mila tonnellate già presenti di olio tunisino all'anno senza alcuna tassa, possa dar vita alle temutecontraffazioni e che l'importazione danneggi una ripresa ancora lenta. I produttori di olio extra vergine italiani temono una concorrenza sleale con l'abbassamento dei prezzi a proprio svantaggio.

I coltivatori nazionali, infatti, pagano imposte molto alte a fronte dello sgravio totale riservato ai colleghi tunisini e non sarebbero in grado di garantire la produzione di alta qualità, che ci contraddistingue, agli stessi costi.

Ci si augura che il buon senso prevalga a beneficio dei lavoratori e dei consumatori, dopo l'ultima battaglia intrapresa contro l'olio di palma.