Il brand è forte, addirittura uno dei più conosciuti al mondo, eppure i conti non tornano; anzi, per dirla tutta i conti non sono mai tornati perché da quando è nata nel 2006 Twitter non ha mai portato un centesimo di utile, ha solo bruciato capitale.
Per quanto gli investitori americani siano disposti a passar sopra per lungo tempo a quisquilie come gli utili purché l'azienda continui a crescere, arriva il momento in cui non se può più fare a meno. Ma il problema di Twitter è proprio questo: non riesce più a far crescerela sua base utenti. E così se Jeff Bezos ha potuto tener buoni gli azionisti per tanti anni in mancanza di utili è perché Amazon cresceva a ritmi incredibili.
Ma la crescita non è il tema che può invocare Jack Dorsey, il fondatore che, un po' come nella parabola di Steve Jobs, è stato reinsediato alla guida della società con grandi aspettative l'anno scorso dopo che ne era stato estromesso.
Twitter: il problema è la mancata crescita degli utenti attivi.
Ad ottobre scorso tagliò già 330 posti di lavoro, per 'razionalizzare' l'organizzazione aziendale come si dice in questi casi. Ma dopo un anno in cui ha avuto la mani libere per fare le scelte gestionali che più riteneva opportune, il figliol prodigo Jack Dorsey ha ben confermato che lui non è Steve Jobs, e la notizia che dovrebbe essere ufficializzata oggi ne è la conferma: mandare a casa 300 persone è una sconfitta, sopratutto perché la mancanza di utili continua ad accompagnarsi ad una crescita di utenti attivi insoddisfacente, se "normalizziamo' questo dato riportandolo agli utenti attivi in periodi che non corrispondano a grandi eventi internazionali come le olimpiadi.
Durante il suo nuovo mandato Jack Dorsey non è riuscito a dare il valore aggiunto che serviva ai due punti di forza dell'azienda: il fatto che sia da una parte il leader incontrastato per ciò che riguarda le news in tempo reale, e d'altra parte, che rimane lo strumento preferite per le star e i personaggi pubblici di ogni tipo e ad ogni latitudine per comunicare con i propri fan, o per meglio dire i propri follower se vogliamo usare un termine social.
Social appunto è la parola chiave che identifica il tallone d'Achille dell'azienda: per quanto Twitter sia annoverata normalmente tra i social network ha ben poco di socializzante, cioè l'utente medio non lo usa per comunicare e parlare di sé con altri utenti come invece fa con Facebook, tanto per citarne uno a caso, ma lo usa piuttosto in modo passivo, come fonte di notizie e di aggiornamenti.
E questa debolezza fa sì che l'azienda abbia meno dati personali da vendere ai propri inserzionisti. Jack non è quindi riuscito a far quadrare il cerchio rendendo Twitter più appetibile per gli inserzionisti con tutto che delle novità di prodotto sono state introdotte nel corso della sua nuova gestione (il limite dei 140 caratteri è stato reso meno stringente), ma sono tutte passate sotto silenzio e oggi ne abbiamo la conferma.
Riteniamo che non sia sbagliato dire che, al momento, il mandato di Dorsey sia piuttosto di cercare un acquirentea cui passare la patata bollente piuttosto che riprovare ad azzeccare la formula di una crescita organica della piattaforma di microblogging che ormai manca da troppo tempo ed ha già bruciato tante poltrone.