Google ha annunciato che metterà al bando tutte le inserzioni relative alle criptovalute e alle offerte iniziali di valute (Ico). La decisione della società di Mountain View, che sarà operativa a partire dal prossimo giugno, segue quella di Facebook, che già da un paio di mesi ha abolito dal social network le pubblicità riguardanti le monete digitali. Il blocco da parte di Google, avverrà come parte di un’operazione più ampia che coinvolgerà l’intero settore delle inserzioni finanziarie sul suo network pubblicitario AdWords, in concomitanza con il varo delle nuove politiche dell’azienda in merito ai prodotti speculativi, che ha lo scopo di limitare gli inserzionisti che propongono investimenti ad alto rischio, oppure che sono addirittura esche per spam e scam.
L’incredibile aumento di popolarità delle criptovalute ha attratto i truffatori
Le criptovalute come Bitcoin, Ethereum e simili, hanno visto un’incredibile aumento di attenzione negli ultimi anni, anche in seguito a una rapida crescita di valore, che ha raggiunto lo scorso anno circa 20mila dollari a Bitcoin, per poi scendere intorno agli 8mila dollari. Questa popolarità e volatilità ha attratto soggetti poco trasparenti che hanno sfruttato le monete digitali per incassare milioni di dollari con offerte ingannevoli e scam.
Nel 2017 Google ha rimosso dal suo network pubblicitario 100 inserzioni al secondo
Google ha spiegato in un post pubblicato sul suo sito di supporto, che in futuro accetterà sul suo network unicamente inserzionisti certificati dalle authority finanziarie dei paesi in cui vendono i loro servizi e le cui creatività e landing page rispetteranno le policies della società, oltre ad avere le necessarie autorizzazioni legali a operare nel mercato dei prodotti speculativi.
Nel 2017 il colosso della ricerca Web ha rimosso 3.2 miliardi di inserzioni che violavano le sue policies, qualcosa come 100 pubblicità al secondo e il doppio rispetto al 2016.
Sempre lo scorso anno, le rimozioni di inserzioni sul network che avevano lo scopo di portare i navigatori su landing page in cui erano presenti malware sono state 79 milioni, e quelle che portavano all’istallazione di software indesiderato 48 milioni.
Google riceve l’85% dei suoi guadagni dalla pubblicità e per il 2018 gli analisti prevedono che metterà in cassa circa 40 miliardi di dollari, quasi la metà del mercato globale della pubblicità online, che vede al secondo posto Facebook, il quale genera introiti intorno ai 22 miliardi di dollari l’anno.