Nonostante il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia concluso il terzo giro di consultazioni a oltre 60 giorni dal 4 marzo 2018 e stia per dare, molto probabilmente lunedì, l'incarico di formare un Governo definito neutrale o di servizio ad una personalità super partes ed europeista, le esigenze contingenti del Paese non possono essere rimandate. Ecco perché con l'audizione di oggi del Ministro dell'Economia uscente, Pier Carlo Padoan, davanti alla Commissione Speciale del Parlamento, inizia l'iter del Documento di Economia e Finanza 2018.

Vediamo cosa indicano le dichiarazioni del ministro uscente e quali potrebbero essere i possibili futuri sviluppi.

Le dichiarazioni di Padoan

Pier Carlo Padoan ha immediatamente messo in chiaro che il protrarsi dell'attuale fase di incertezza Politica potrebbe mettere l'Italia a rischio di subire un' altra ondata di speculazione da parte dei mercati finanziari, come avvenne nel 2011, quando il Paese si trovò sull'orlo del baratro economico-finanziario. La stura per questo scenario, da scongiurare assolutamente, verrebbe data da un'improvvisa frenata degli investimenti, soprattutto esteri. Per ora questo rischio non c'è e le stesse autorità europee, in primo luogo la Commissione europea, dichiarano di avere fiducia nell'operato del Presidente della Repubblica Mattarella e nelle autorità italiane.

La situazione attuale

Come messo in evidenza dallo stesso Padoan durante l'audizione davanti la Commissione Speciale del Parlamento, il Def 2018, data l'attuale fase di incertezza, è stato predisposto e licenziato solo in forma tecnico-programmatica. In pratica, si tratta semplicemente di una previsione dell'andamento dell'economia italiana a "bocce ferme".

Cioè, senza atti di indirizzo di natura politica. E non potrebbe essere altrimenti, purtroppo.

D'altra parte, è l'auspicio del ministro uscente, l'attuale forma del Def potrebbe rappresentare proprio il "quid" necessario per trovare un accordo politico nel comune intento di scongiurare il temuto aumento dell'Iva a partire dal prossimo 1 gennaio 2019.

E questo, secondo Padoan, si potrebbe fare in due modi tra loro alternativi, ma non necessariamente antitetici. Ad esempio, con un provvedimento d'urgenza da ratificare subito dopo la pausa estiva o, anche, con una variazione della Nota di aggiornamento nel mese di settembre 2018. E, ribadendo la volontà sua e di tutto l'esecutivo Gentiloni di voler disinnescare le clausole di salvaguardia, Padoan ritiene che c'è il tempo per farlo sia con la Nota di aggiornamento che con la vera e propria Legge di Bilancio 2019, senza necessità di varare un provvedimento a ridosso dell'estate.

Le prospettive

L'iter del Def 2018 dovrebbe concludersi in Aula entro il prossimo 17 maggio 2018. In quella data i vari gruppi politici potrebbero presentare le loro risoluzioni.

E, a quanto riferisce "Repubblica.it", vi sarebbe un accordo di massima per giungere, almeno, alla sterilizzazione delle famigerate clausole di salvaguardia. Anche se, in questo momento, tutto risulta fermo in attesa della risoluzione della partita per la nascita del Governo. Comunque, la tendenza è questa visto che anche Luigi di Maio, capo politico del M5S ha dichiarato che le clausole di salvaguardia devono essere bloccate nel Def senza aspettare la nascita del nuovo Governo. Staremo a vedere.