Dopo che nei giorni scorsi Giovanni Tria, ministro dell'Economia, aveva tranquillizzato i mercati, giovedì 21 giugno sono state decise e comunicate le nomine per la presidenza della Commissione Finanze del Senato e della Commissione Bilancio della Camera: i prescelti sono Alberto Bagnai, economista esponente della Lega e fautore dell'uscita dall'euro come soluzione ai problemi di bilancio italiani, e l'euroscettico Claudio Borghi, anch'egli economista in quota Lega. Purtroppo i mercati internazionali non paiono convinti della scelta e subito gli indicatori finanziari principali hanno dato segnali negativi.
I mercati hanno immediatamente prezzato queste nomine in senso negativo per l'Italia, esprimendo da subito un chiaro giudizio su queste scelte: lo spread sui Btp a 10 anni nei confronti dei Bund tedeschi venerdì 22 giugno è a quota 230, dopo le punte del giorno precedente a 244, con rendimenti in salita verticale a 2.76 nel giro di pochi minuti. Un chiaro segnale che gli investitori non vedono favorevolmente i due economisti alla guida di organismi tanto importanti.
Perchè i mercati non gradiscono Bagnai
Ma perchè quesa reazione? Semplice, si tratta di due economisti garanti della parte economica del contratto di governo tra 5 Stelle e Lega, non fanno parte del mainstream e le loro tesi economiche vengono ritenute poco realistiche e dunque problematiche per un paese che fa parte dell'Eurozona.
In particolare Bagnai propugna l'uscita dall'euro come soluzione ai problemi italiani, citando la Grecia come caso emblematico di paese ridotto alla fame a causa della moneta unica. Egli ha sempre indicato come via d'uscita il ritorno alla moneta sovrana, la lira, per recuperare competitività con svalutazioni competitive in stile anni 70, sostenendo che uno Stato con moneta propria non possa fallire.
Bagnai è stato criticato per queste tesi, che a detta dei suoi detrattori non hanno basi reali sulle quali poggiare, che sottolineano in particolare come la crisi greca iniziò a causa dei bilanci falsi dei conti pubblici e che non è vero che uno stato con moneta propria non possa fallire, come dimostra il caso dell'Argentina, la quale ha dichiarato più volte default nella sua storia nonostante abbia il Peso come moneta nazionale.
Inoltre, la storia italiana ci riporta al 1976 quando una gravissima crisi finanziaria e speculativa, colpì l'Italia e la lira costringendoci a chiedere e ottenere dall'Fmi un prestito urgente per evitare il default.
La non comprensione di cosa sia l'euro
A Bagnai e Borghi viene anche imputata la mancata comprensione del reale significato della moneta unica come parte di un gigantesco e storico processo d'integrazione iniziato timidamente già il secolo scorso, poi interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale e ripreso subito dopo, di fronte alla tragica realtà di sessanta milioni di morti. Questa è stata la spinta fondamentale che ha portato all'euro e all'Unione Europea e che, sempre a detta dei detrattori dei due economisti, questi sembrano non capire.