La Federcontribuenti, associazione a tutela dei consumatori, sul suo sito istituzionale ha recentemente denunciato il ritorno dei maxi conguagli nelle bollette di energia elettrica e gas. Il comunicato dell'associazione dei consumatori, estremamente dettagliato, porta la data di ieri 8 agosto 2018. L'escamotage utilizzato dalle compagnie fornitrici si basa, essenzialmente, sull'introduzione, tra le varie voci di costo, della dicitura ricalcolo dei consumi. Comunque, nonostante questo ennesimo tentativo di aggirare la norma, risalente solo allo scorso marzo 2018, che vieta espressamente di inviare ai consumatori dei maxi conguagli in bolletta, gli utenti hanno diversi modi per difendersi ed evitare di pagare troppo.

Gli importi fatturati come ricalcolo

Come accennato sopra la norma che vieta di addebitare dei maxi conguagli in bolletta risale a marzo dello scorso anno ed era stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2018 per un'esigenza di giustizia sociale. Infatti, le compagnie che fornivano elettricità e gas avevano preso l'abitudine di inviare dei conguagli, non ogni anno come sarebbe stato opportuno, ma dopo due anni o più. In alcuni casi si era arrivati a ridosso dei cinque anni, termine oltre il quale scattava la prescrizione del credito. Tanto è vero che la stessa norma che ha vietato l'invio dei maxi conguagli ha anche ridotto i termini prescrizionali delle bollette proprio a due anni.

Secondo quanto dichiara il Presidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella, proprio in questi giorni, secondo quanto risulta all'associazione dei consumatori in base alle denunce degli utenti, starebbero arrivando al domicilio dei consumatori bollette che presentano la voce ricalcolo dei consumi con importi anche di 500 euro.

Secondo il Presidente dell'associazione a tutela dei consumatori questa situazione paradossale si è venuta a creare a causa della poca chiarezza della norma stessa. La legge, infatti, conterrebbe dei vuoti normativi che consentirebbero alle aziende fornitrici di utilizzare questo tipo di scappatoie legali. In alcuni casi limite, addirittura, si sono ricevute fatture di conguaglio da ex fornitori.

Cos'è veramente il ricalcolo dei consumi

Per comprendere bene la questione occorre capire in cosa consiste la voce "ricalcolo dei consumi". In effetti, si tratta di una voce di costo perfettamente legale. Come spiega l'Arera, l'Autorità che vigila sul mercato elettrico e del gas, questa voce viene inserita in bolletta solamente quando devono essere rettificati dei consumi effettivi già fatturati.

Di conseguenza, in questa voce non è possibile inserire dei consumi che non sono stati fatturati in precedenti bollette.

Cosa possono fare i consumatori per difendersi

Il consiglio della Federconsumatori, se si dovesse ricevere una bolletta estremamente elevata, è verificare innanzitutto la presenza della voce "ricalcolo dei consumi". Fatto questo occorre verificare che la stessa sia adeguatamente motivata. Questo vuol dire che deve essere specificato il periodo temporale a cui si riferisce il ricalcolo. Devono essere specificate la lettura iniziale e la lettura finale dei periodo in questione. Deve essere evidenziato, quindi, il differenziale dei consumi e chiaramente indicato sia l'importo a credito che, tanto più, l'importo a debito a carico del cliente.

Nel caso, invece, che il ricalcolo non sia adeguatamente motivato e dettagliato o riferito a consumi non fatturati precedentemente occorre seguire una procedura formata da diversi step. Il primo passo consiste nell'inviare un reclamo scritto al fornitore attraverso lettera raccomandata o PEC. Trascorsi circa 40 giorni dall'invio senza che si riceva alcuna risposta o in caso di diniego si può fare denuncia all'Arera per comportamento scorretto del fornitore. Quest'ultima avvierà la procedura sanzionatoria nei confronti della società fornitrice.

Comunque per poter vedersi annullare il maxi conguaglio occorrerà che si concluda positivamente la procedura di conciliazione avviata automaticamente a seguito di denuncia all'Arera. Questo almeno per gli importi inferiori ai duemilacinquecento euro. Per importi superiori a tale cifra si può fare ricorso direttamente al Giudice di Pace che potrà far liquidare al consumatore anche gli eventuali danni. Per completezza di informazione si ribadisce che nel caso l'Agcom dovesse rilevare delle vere e proprie violazioni da parte del fornitore, il consumatore avrà anche diritto al rimborso di quanto pagato precedentemente.