Il presidente americano Donald Trump non manca mai di movimentare la scena politica ed economica mondiale. L'ultima uscita è avvenuta la scorsa settimana, quando ha accusato per l'ennesima volta Cina ed Europa di manipolare le proprie valute (svalutandole ovviamente) e criticato apertamente la Federal Reserve, cioè la Banca centrale americana, per la politica di rialzo dei tassi di riferimento sul dollaro, in atto ormai da un paio di anni. Tali dichiarazioni, stanno provocando la discesa del dollaro al livello peggiore da marzo e l'esplosione del mercato obbligazionario americano.

L'Indipendenza delle banche centrali

Donald Trump non è nuovo a manifestazioni di pesante ingerenza negli affari europei e cinesi, ma le pressioni sulla Federal Reserve sono un fatto nuovo e grave. Ricordiamo infatti, che l'indipendenza delle banche centrali nei paesi ad economia evoluta, è garanzia di decisioni slegate dalle necessità del politico di turno e, nei momenti di crisi, tale indipendenza è sempre servita a porre rimedio proprio alle scelte sbagliate della politica. La Federal Reserve è indipendente, ma Trump ha pur sempre la possibilità di influenzarne indirettamente l'azione, con alcune nomine nel consiglio di amministrazione.

Bob Parker, membro del comitato per gli investimenti di Quilvest Wealth Management ha dichiarato a Bloomberg tv, di aspettarsi una reazione del mercato obbligazionario nel caso in cui il presidente americano volesse davvero mettere in discussione l'indipendenza della Fed.

I motivi delle critiche di Trump

Trump da sempre accusa Ue e Cina, di tenere artificiosamente basso il valore di Euro e Yuan a discapito del Dollaro, la cui forza mette in difficoltà le aziende americane che esportano. Giova ricordare che la via maestra del Qe, con il quale Draghi finanzia da anni il debito degli stati europei e che, come effetto collaterale tiene l'euro vicino alla parità con il dollaro, fu aperta proprio dalla Federal Reserve nel 2008 e terminò solo nel 2014, con un'iniezione di ben 4500 miliardi di dollari sul mercato valutario, cosa che portò l'Euro a rafforzarsi moltissimo sul dollaro sino al valore di 1,40: in pratica ci volevano 1.4 dollari per acquistare un Euro.

Questo aiutò gli americani ad uscire velocemente dalla crisi del 2008, ma pare che Trump non se lo ricordi.

Le reazioni dei mercati obbligazionari

I commenti di Trump sono stati, nell'immediato, ben accolti dai mercati azionari, soprattutto quelli dei paesi emergenti che con gli aumenti dei tassi decisi dalla Fed negli ultimi anni, hanno visto ridursi drasticamente l'afflusso di dollari nei loro paesi e che quindi vedono positivamente un dollaro meno caro.

Lo testimonia l'andamento positivo di molte valute di questi mercati, che si sono rafforzate, ad eccezione della lira turca, che sembra sempre più avvitarsi in una discesa inarrestabile. Dal canto loro, gli indici azionari Usa sono nuovamente ai massimi storici.

Vedremo quali saranno i prossimi sviluppi concreti. Quello che è certo, è che in mercati non apprezzeranno una perdita dell'autonomia della Fed dal potere politico, ove questa si dovesse manifestare nel concreto e non solo a parole.