A settembre 2018 potremmo assistere ad un aumento importante del prezzo del pane, il bene alimentare di prima necessità forse più importante. Un sentore del possibile aumento si era avuto, come fanno notare oggi due quotidiani nazionali, "Il Mattino" di Napoli e "Il Messaggero" di Roma, già ai primi di agosto quando il prestigioso quotidiano economico americano "Wall Street Journal" aveva anticipato la tendenza al possibile aumento del prezzo della materia prima, il grano, a causa di un particolare mix avverso delle condizioni climatiche verificatosi quest'anno.

Infatti, ci siamo trovati di fronte a un inverno estremamente rigido per le nostre latitudini e ad un'estate estremamente calda, se non addirittura bollente.

L'analisi degli esperti

Come ha messo in risalto il WSJ dopo aver ascoltato il parere di diversi addetti ai lavori, attualmente ogni ulteriore calo delle forniture di grano a livello mondiale potrebbe, di fatto, condurre ad una importante scarsità di offerta. Il che, inevitabilmente, si ripercuoterebbe sul prezzo del prodotto finito. Inoltre, gli esperti evidenziano come già ora la produzione di grano sia fortemente calata sia nell'Unione Europea come pure negli Stati Uniti e Canada. Ma anche in nazioni come il Pakistan, la Turchia o l'Ucraina.

Come si vede, a subire forti cali produttivi non sono solo i grandi produttori storici di grano, ma anche altre nazioni.

Le stime sulla produzione mondiale di grano

Il WSJ ha riportato, poi, i dati degli esperti sulla produzione di grano USA e, successivamente, effettuato un confronto con quella mondiale. A livello globale la produzione di grano dovrebbe passare dalle attuali 758 milioni di tonnellate annue a circa 730 milioni di tonnellate annue. Un calo di quasi 30 milioni di tonnellate anno su anno.

A conferma del calo di offerta sul mercato i due quotidiani nazionali citano un rapporto della Coldiretti, l'associazione dei coltivatori, che già ad agosto 2018 evidenziava come la produzione di grano, solo a livello europeo, fosse calata già del 10%.

I Paesi produttori più colpiti, secondo l'associazione dei coltivatori, erano quelli del Nord Europa, ma anche la Germania e la Francia. Per la Coldiretti la produzione di grano di quest'anno non dovrebbe superare le 128 milioni di tonnellate nel territorio dell'Unione Europea. La stima si riferirebbe, però, alla sola produzione di grano tenero. Quello, cioè, utilizzato per la produzione, proprio, di pane e biscotti. Per quanto riguarda, invece, il grano duro, anche la produzione di quest'ultimo avrebbe subito un calo ma più contenuto rispetto al grano tenero. Infatti, secondo le stime disponibili effettuate da Strategie Grains, la produzione europea avrebbe subito in media un calo del 4% per poco più di 9 milioni di tonnellate.

Addirittura in Germania la produzione non sarebbe in grado di coprire i fabbisogni interni. La produzione tedesca si sarebbe ridotta di ben il 20%.

Le conseguenze prossime

Diversi artigiani, in particolare fornai, avrebbero contattato lo "Sportello dei Diritti", per denunciare il fatto che a partire da settembre i loro fornitori di farine apporteranno un sostanzioso aumento del prezzo. Cosa che si ripercuoterà, inevitabilmente, sul prezzo praticato al cliente finale per quanto riguarda pane, pasta e prodotti da forno. Purtroppo, però, come nota Giovanni D'Agata Presidente dello "Sportello dei Diritti" non è ancora possibile effettuare dei calcoli precisi circa l'effettivo aumento del prezzo che verrà praticato. D'Agata, comunque, mette in evidenza come sia necessario un intervento delle autorità per calmierare i prezzi di beni essenziali e di prima necessità come il pane.