La risposta della Commissione UE non è sicuramente quella che il ministro Giovanni Tria si aspettava. Ma la posizione di Bruxelles è nota e non saranno i proclami e le dirette Facebook a cambiarla: così come è stato approvato, il Def non va bene. "A prima vista è una deviazione dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio Europeo, dunque è motivo di seria preoccupazione", scrivono in una lettera il vicepresidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis e il titolare agli Affari economici, Pierre Moscovici. Si tratta a tutti gli effetti della replica ufficiale dell'Unione Europea alla missiva con la quale il ministro dell'economia del governo Conte aveva illustrato il Def.

"Chiediamo pertanto al governo italiano di assicurare una manovra in linea con le regole fiscali comuni". I toni sono formali, ma decisi. Non si tratta di una bocciatura, perché il parere finale di Bruxelles arriverà nel momento in cui la manovra sarà approvata dal Parlamento, ma a tutti gli effetti è un duro richiamo.

Un chiaro ultimatum a cambiare politica economica

Dopo giorni di battibecchi e di dichiarazioni più o meno forti, dall'una e dall'altra parte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si trovano dinanzi ad un bel problema. Con le righe trasmesse a Tria, l'UE lancia un ultimatum ed invita il governo Conte a rivedere i numeri del Def anche se, di fatto, come espresso nella missiva, la Commissione resta "disponibile ad un dialogo costruttivo come già accaduto negli anni e nei mesi passati".

Il rischio di una procedura

Per la Commissione, finanziare in deficit al 2,4 % provvedimenti come reddito di cittadinanza e flat tax è contrario alle regole del Patto di Stabilità e se queste cifre non cambiano, l'Europa boccerà la manovra e si vedrà costretta ad aprire una procedura su debito e deficit. Ai primi di settembre era stato concesso all'Italia uno sconto sul piano di risanamento, con un deficit pari all'1,6 % del Pil.

In soldoni sarebbero circa 9 miliardi di euro in meno da inserire nella finanziaria. Lo sforamento al 2,4 %, pertanto, non è accettabile perché viola le regole della moneta unica messe a punto per porre un freno al debito pubblico dei Paesi membri dell'Unione. Allo stato attuale, l'Italia è il quinto Paese più indebitato del mondo ed il secondo in Europa. Stando alle ultime stime, il debito pubblico italiano è pari al 132,6 % del Pil: peggio di noi soltanto Capo Verde (133,8), Libano (143,4), Grecia (181,3) e Giappone (239,2).