La commissione europea non molla la presa sull'Italia e sul Governo M5S - Lega guidato da Giuseppe Conte. Il mittente, in questo caso però non è il Commissario agli Affari Economici e Monetari della Ue Pierre Moscovici, ma il Direttore Generale degli Affari Economici che, per ironia della sorte, è l'italiano Marco Buti. Nella missiva inviata al Governo italiano, Buti chiede che vengano forniti precisi chiarimenti sui motivi per cui il debito non dovrebbe scendere nelle proporzioni richieste dalla Commissione europea.
Il contenuto della lettera di Bruxelles
A dare notizia del ricevimento della seconda lettera da parte dell'Ue in pochi giorni è stato lo stesso Ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria che, comunque, ha in qualche modo minimizzato la portata della lettera. Ha infatti chiarito che, di questo tipo di missive ne sono state ricevute diverse anche negli anni passati. D'altra parte la lettera firmata da Buti mette, come si dice, i puntini sulle i. Infatti, la missiva evidenzia come il debito pubblico italiano rimane una variabile cruciale da tenere sotto controllo perché considerato, data la sua mole, estremamente vulnerabile.
Per tali motivi il Direttore Generale Buti fa sapere al Governo di attendere una risposta dettagliata entro il prossimo 13 novembre 2018.
Non a caso la stessa data di scadenza fissata nella prima comunicazione dell'Ue. La lettera di Buti non è stata indirizzata direttamente al Governo ma al Direttore Generale del Tesoro Alessandro Rivera e, secondo un'indiscrezione pubblicata dal quotidiano romano "Il Messaggero", Bruxelles avrebbe voluto che non fosse resa pubblica.
I dubbi sulla crescita italiana
Buti esprime delle forti perplessità circa le potenzialità di crescita dell'economia italiana in rapporto al suo debito pubblico. Infatti, anche se il Governo stima di passare dal 131,2% del Pil del 2017 al 130,9% alla fine del 2018 per poi scendere ulteriormente nel 2019 al 130%, Buti e per suo tramite la Commissione europea ritiene non solo che l'Italia non rispetterà il parametro di riferimento concordato con l'Europa.
Ma una tale mole di debito costruirà un ostacolo difficilmente sormontabile che, probabilmente, finirà per limitare fortemente lo spazio di manovra del Governo per implementare delle spese più produttive per il benessere dei propri cittadini. Senza considerare che, considerando le dimensioni dell'economia italiana, un debito pubblico italiano fuori controllo rappresenta una fonte di grande preoccupazione per tutta l'area dell'euro.
Di fatto, il timore, che traspare dal tenore delle parole del Direttore Generale è che il contagio si diffonda dall'Italia a tutto il resto d'Europa. E certamente gli ultimi dati resi pubblici dall'Istat, che ufficializzano la stagnazione dell'economia italiana con un Pil nullo nel corso del terzo trimestre, sono un'ulteriore doccia fredda su un Governo e una maggioranza sempre più sotto assedio sia internamente che esternamente.