Agreement! Accordo! Questa mattina su tutte le testate giornalistiche mondiali è apparso l'annuncio di un'intesa unanime tra l'Eurogruppo e la Grecia. Dopo una maratona di più di 17 ore in cui, si vocifera, i toni non sono stati mai sereni, Tsipras ha dovuto accettare tutte le richieste avanzate dall'ala più estrema europea, capitanata dalla Germania.
Condizioni imposte al governo ellenico per ottenere più di 80mld di euro.
Il premier Tsipras ha detto sì all'attuazione di una serie di richieste imprescindibili per ottenere la liquidità necessaria a scongiurare il fallimento, tradendo di fatto il mandato ottenuto alle elezione di sette mesi fa e confermate dal referendum di una settimana fa.
Le condizioni prevedono che il governo greco faccia entro mercoledì le riforme di IVA, pensioni, adozione del Codice di Procedura Civile, direttiva salva banche, la possibilità di licenziamenti collettivi ed il ritorno della Troika ad Atene.
Oltre a queste la cessione, di fatto, della sovranità, con la creazione di un Fondo di Garanzia del valore di circa 50 Mld, in cui confluiranno i beni del paese (isole, Porto, Partenone, questa una provocazione finlandese) con la sola concessione che questo rimanga in Grecia e non in Lussemburgo, com'era stato proposto all'inizio.
L'accordo ottenuto, di fatto, è una vittoria della linea dura di quegli Stati nordici e di Schaeuble, ministro delle finanze tedesche e del 70% del popolo tedesco che lo appoggia, contro quei paesi più aperti al dialogo ed al compromesso e come la stessa Bce di Mario Draghi.
Il futuro della Grecia e dell'Europa
A questo punto, pero, bisogna vedere i possibili scenari che si apriranno ora. Il Parlamento greco dovrà ratificare l'accordo, sfiduciando di fatto Tsipras, che ha tradito il proprio elettorato. Un nuovo governo con una maggioranza diversa dovrà assumersi l'onere di mantenere gli accordi fatti e, se ciò non fosse possibile con un governo tecnico, indire nuove elezioni.
Allora tutto potrebbe accadere, anche un moto d'orgoglio di un popolo troppe volte umiliato e la scelta di una guida di estrema destra, con relativa uscita dall'euro.
Gli stessi membri dell'Europa hanno già fatto sapere che se la Grecia non ottempererà ai propri impegni, ovvero se non ubbidirà, non si darà il via libera all'erogazione del nuovo prestito ed il paese di fatto sarà dichiarato fallito.
Grexit un male?
Si parla tanto della temuta uscita dall'euro della Grecia e dell'assunzione da parte di questa del Grexit, una nuova moneta, ma sarebbe davvero così grave se ciò avvenisse? Sicuramente questa eventualità sancirebbe ciò che da tempo molti pensano, ovvero che l'Europa così com'è oggi non esiste più. I principi dei padri fondatori, la solidarietà di cui tanto si vantava nei confronti dei propri membri, è solo un'utopia così come la creazione di una moneta unica, che avrebbe portato benessere e prosperità a tutti.
In realtà le cose sono andate diversamente. Un gruppo ristretto di paesi ha preso il sopravvento sugli altri, obbligandoli a politiche repressive e recessive per propri interessi, e la dimostrazione più lampante è quello che sta accadendo in queste ore in Grecia.
Un paese in ginocchio, umiliato ed ora privato anche della possibilità di decidere, che ha creato il sogno Europa. Forse per lei non sarebbe un male uscire da questa Eurozona, un'incognita certo, ma la possibilità di azzerare un debito insostenibile e che non potrà mai restituire a queste condizioni. Un danno, invece, per i creditori, specialmente quelli più deboli come l'Italia ed una sconfitta per l'intero sistema chiamato Europa. A questo punto chi sarà il prossimo? Voi cosa ne pensate? Lasciate pure un commento o se volete rimanere aggiornati, cliccate Segui in alto vicino al titolo.