Consiglio europeo. I capi di governo degli Stati membri della UE hanno concluso la prima delle riunioni congiunte per l’individuazione del candidato alla Presidenza della Commissione europea del prossimo quinquennio. In sostanza, il successore del lussemburghese Jean-Claude Juncker, cristiano-popolare.
Formalmente, la decisione spetta al Consiglio dei Ministri che si dovrà pronunciare con una maggioranza qualificata calcolata in base alla popolazione degli Stati membri. Poi, il nominativo individuato sarà sottoposto al vaglio del Parlamento europeo che si pronuncerà a maggioranza assoluta.
Chiaramente, la riunione del Consiglio europeo, svoltasi tra il 20 e il 21 giugno scorso, si è conclusa con una “fumata nera”. Troppe sono ancora le variabili da comporre prima che possa giungere a una soluzione condivisa. Tanto che si è rivelata profetica l’affermazione del premier irlandese Leo Varadkar, secondo cui "E’ più facile eleggere il Papa che riempire le caselle delle prossime istituzioni europee".
Non solo la successione di Juncker all’odg del Consiglio europeo
Inoltre, non è solo la Presidenza della Commissione l’oggetto delle trattative dei politici del Consiglio europeo. Per il prossimo quinquennio, infatti, vanno sostituiti i vertici di altre quattro importanti istituzioni. In primis quello dello stesso Consiglio UE, attualmente presieduto dal lituano Donald Tusk.
Va poi individuato il prossimo Presidente del Parlamento europeo e quello della BCE, in sostituzione, rispettivamente, degli italiani Antonio Tajani e Mario Draghi. C’è infine in ballo l’incarico di Alto rappresentante della Politica estera e della sicurezza, attualmente affidato all’italiana Federica Mogherini.
Come si vede, nella precedente legislatura europea, l’Italia era riuscita a strappare ben tre delle cinque più importanti cariche.
Aveva pesato il nostro terzo posto, per popolazione, tra tutti gli Stati membri e il ruolo del PD, quale primo partito della componente socialista e democratica del Parlamento europeo. Inoltre, l’Italia si era sapientemente mossa perché nessuno dei due Stati più forti (Francia e Germania) prevalesse sull’altro.
Va da sé che tale situazione, ampiamente favorevole al nostro paese, non si potrà in nessun modo ripetere.
Quanto meno, in base a criteri naturali di rotazione delle cariche. Pesa, inoltre, la circostanza che in Italia i partiti vittoriosi non fanno parte della maggioranza parlamentare che dovrà votare il prossimo Presidente della Commissione (popolari, socialisti e democratici europei e liberali). Per tale motivo, difficilmente l’Italia potrà ambire a cariche più importanti di quella di un semplice commissario, che le spetta di diritto, in base ai Trattati.
Il nostro premier Giuseppe Conte questo lo sa bene. Appunto per questo cerca esclusivamente di ottenere un Commissario economico “di peso”: commercio, concorrenza o mercato interno. Anche ciò non è affatto scontato, data la procedura d’infrazione che pende sul nostro capo e che renderebbe singolare affidare a un nostro rappresentante proprio un incarico economico.
Previsioni: una presidente croata in pool position
Dopo due giorni di riunioni plenarie e di trattative bi e trilaterali, gli esperti di cose europee sono giunti a pochissime conclusioni sicure. Di certo, il nuovo Presidente della Commissione non sarà uno “Spitzenkandidaten”. Non si tratterà cioè, di un esponente di spicco di uno dei tre partiti che compongono la maggioranza parlamentare: il popolare Manfred Weber (tedesco), il socialista Frans Timmermans (olandese) o la liberale Margrethe Vestager (danese).
Weber, essendo tedesco è chiaramente appoggiato da Angela Merkel ma, per lo stesso motivo, è osteggiato da Emmanuel Macron. Questi proporrebbe il connazionale Michel Barnier, visto di buon occhio da molti altri Stati membri.
Ma, in tal caso, dovrebbe dare il via libera per la BCE al tedesco Jens Weidman, che non piace a nessuno. Se, per la Presidenza del Consiglio, si fanno i nomi dell’olandese Mark Rutte e del belga Charles Michel, entrambi liberali, per la Presidenza del Parlamento potrebbe emergere la verde tedesca Ska Keller. Ciò comporterebbe un allargamento – tutto da verificare – della maggioranza parlamentare anche agli ecologisti.
Alla fine, per la Presidenza della Commissione, è rimasta tuttora in corsa soltanto la croata Kolinda Grabar Kitarovic, cristiano democratica. Sarebbe la prima donna a rivestire tale carica. La Croazia, tuttavia, ancora non fa parte della zona euro ma sarebbe un segnale per un ulteriore allargamento di Eurolandia. Oppure la scelta di affidare ancor più strettamente la materia finanziaria alla BCE, escludendo la Commissione.