Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito relativo alla riforma della Scuola 2014: tra i punti più discussi troviamo senz’altro quello connesso alla possibile cancellazione delle graduatorie d’istituto, una mossa che se effettivamente ratificata avrebbe notevoli conseguenze non solo per gli oltre 400mila precari iscritti ma anche per le casse delle Università, che dai corsi di abilitazione e specializzazione traggono ogni anno enormi introiti.

Riforma Scuola 2014 e cancellazione graduatorie d’istituto: le casse delle Università rischiano il tracollo



Come accennato in apertura, la riforma della Scuola 2014 in elaborazione da parte del ministro Giannini e del MIUR è al momento bersagliata da critiche e proteste mosse dai diretti interessati: tra i punti più dibattuti la possibile cancellazione delle graduatorie d’istituto, che oltre a mandare in mezzo ad una strada oltre 400mila precari rischia di portare al collasso le casse delle Università italiane.



Ad oggi le Università costituiscono i maggiori enti accreditati allo svolgimento ed organizzazione dei corsi di abilitazione e specializzazione, tutti percorsi intrapresi dai docenti precari per guadagnare punteggio ed ambire un giorno al posto di ruolo; senza le graduatorie ad esaurimento anche la necessità di sostenere questi corsi verrebbe tuttavia a cadere, con buona pace per l’appunto delle casse universitarie.



La riforma della Scuola 2014, oltre a prevedere la cancellazione delle graduatorie d’istituto, mira anche ad eliminare TFA, PAS e SSIS, tutti corsi la cui organizzazione (rigorosamente a pagamento) è per l’appunto riservata alle Università.

Riforma Scuola 2014 e cancellazione graduatorie d’istituto: quanto costa specializzarsi?



Come accennato, la riforma della Scuola 2014 mira a cancellare le graduatorie d’istituto e ad elidere PAS, TFA e SSIS: i risvolti per le casse delle Università saranno enormi, ma per avere un’idea più precisa è bene affidarsi a quanto dichiarato da uno dei 400mila precari della Scuola nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica.



Concluse Università e dottorato, il docente ha dichiarato di essersi iscritti alla SSIS, la scuola di specializzazione all'insegnamento secondario. Per i due anni di corso la spesa si è aggirata attorno ai 2700 euro, cui vanno aggiunti altri 2500 euro tra benzina, viaggi e pasti fuori sede.



Il corso gli ha consentito di immettersi in graduatoria ma per non essere scavalcato e ambire alle supplenze brevi (quelle che la riforma della Scuola 2014 di Giannini destinerebbe ai docenti di ruolo tanto per intendersi) è stato necessario seguire altri corsi ed acquisire ulteriore punteggio: ‘Da qualche anno, tra quelli più gettonati ci sono i corsi online Forcom - un consorzio di università pubbliche e private - che organizza corsi a pagamento il cui titolo finale vale 3 punti. Per non farmi scavalcare, ne ho dovuti seguire tre al costo di 650 euro a testa. In totale, altri 2.000 euro circa’ ha dichiarato il docente intervistato da Repubblica.



Poi è stato il turno dei PAS, altro corso organizzato dall’Università al costo di 2500 euro per un ciclo di 4 mesi di lezioni in tutto; a conti fatti, si parla di 10mila euro spesi per immettersi in graduatoria, acquisire punteggio e poi sperare di essere immessi a ruolo. Moltiplicate questi 10mila euro per ogni docente o aspirante tale e avrete un’idea più precisa del danno che le Università subiranno se la riforma della Scuola 2014 provvederà ad elidere TFA, PAS, SSIS e graduatorie d’istituto. Per non parlare di chi negli anni ha speso questi e molti altri soldi per poi vedersi cancellato ogni sforzo.



A questo punto vorremmo conoscere il vostro giudizio: siete soddisfatti della riforma della Scuola 2014 che sta mettendo in piedi il ministro Giannini? Cosa non vi convince? Dateci il vostro parere commentando l’articolo qui sotto!