Non si placa il dibattito previdenziale intorno alla pensione anticipata e nello specifico sono in molti a confidare che il Governo Renzi si decida ad approvare misure a favore della flessibilità in uscita, come la Pensione Quota 100 di Damiano e la proroga dell'opzione donna. Queste due misure ormai note ai più, consentirebbero infatti non solo ai lavoratori/lavoratrici di lasciare anzitempo il mercato del lavoro, ma permetterebbe, inoltre, quel sano turn over generazionale, fondamentale per garantire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, visto l'elevato tasso di disoccupazione attuale.
Pensione Quota 100: la proposta di Damiano
Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, dopo aver proposto la pensione anticipata a Quota 62, ossia la possibilità di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni con e senza penalizzazioni, una volta maturati i 35 anni di contributi, ha "riesumato" la Pensione Quota 100. Di cosa si tratta? Della possibilità di accedere all'agognata pensione una volta raggiunta la soglia 100 intesa come somma tra età anagrafica e anzianità contributiva. La proposta non è stata ideata da Cesare Damiano, ma solo riproposta dopo i tentativi fallimentari di altri esponenti politici.
Vista la difficile congiuntura economica del Paese e la difficoltà sempre più evidente di trovare lavoro per le nuove generazioni, si confida, davvero, che il Governo Renzi si affretti a concedere la pensione anticipata a tutti quei lavoratori disagiati (Quota 96, esodati, precoci ed usuranti) che volentieri lascerebbero il loro posto di lavoro alle nuove leve.
Dello stesso parere il comitato opzione donna, istituito a luglio da Daniella Maroni, che intende proseguire la battaglia contro l'Inps affinché le donne per tutto il 2015 possano ancora godere della pensione anticipata a 57 anni se dipendenti e 58 se autonome.
Opzione donna: vantaggi più per lo Stato che per le lavoratrici
Inoltre, come hanno dimostrato sia la presidentessa del Comitato opzione donna, quanto Maria Luisa Gnecchi (Pd) i vantaggi economici per lo Stato sarebbero di gran lunga superiori rispetto ai vantaggi a cui andrebbero incontro le lavoratrici.
Per questa ragione non si capisce perché il Governo Renzi non si appresti a concedere la proroga dell'opzione donna. La cosiddetta opzione donna, grazie alle Legge 243/2004, consente alle donne, che accettino di avere un assegno calcolato interamente col metodo contributivo e dunque più basso di circa il 25% 30% di uno calcolato con metodo retributivo, di accedere alla pensione anticipata a 57 anni se dipendenti e 58 anni se autonome.
La legge prevedeva la possibilità di scelta in via sperimentale fino al 2015, peccato però che la circolare Inps 35/2012 abbia ristretto i termini di scadenza. Ragione per cui, per le lavoratrici autonome l'opzione donna è scaduta a maggio e per le lavoratrici dipendenti è in scadenza, a seconda del settore privato o pubblico, tra novembre e dicembre.
La proroga dell'opzione donna costerebbe allo Stato 554 mln fino al 2019, ma poi considerando l'aspettativa di vita di una donna, che ad oggi è 84 anni, le Pensioni pagate col metodo contributivo porterebbero dal 2019 al 2041 un risparmio di ben 1 miliardo e 729 mln di euro. Si confida dunque che lo Stato, che è riuscito nella Legge di Stabilità ad eliminare il comma sul tetto alle pensioni d'oro, non faccia ora fatica a eliminare la circolare 35/2012. Pensione Quota 100 e l'opzione donna potrebbero, dunque, essere le novità per il 2015?