Dopo la decisione della Corte Costituzionale sul nodo delle mancate rivalutazioni previste dalla Riforma Fornero, il dado è stato tratto e la questione è passata ancora una volta nelle mani del Governo, che ad onor del vero si è trovato in una situazione tanto inaspettata quanto non voluta. Infatti, se fino a qualche settimana fa le valutazioni dell'esecutivo vertevano sulla presenza di un tesoretto nel Def e sulla sua possibile destinazione in favore dei pensionandi e dei lavoratori disagiati, la sentenza numero 70 di aprile 2015 ha completamente ribaltato le carte in tavola e messo i tecnici nell'esigenza di dover reperire un notevole ammontare di risorse.
Una inversione di paradigma che ovviamente ha significato un cambiamento nell'atteggiamento dei revisori chiamati a garantire l'invarianza del debito pubblico, con tutto ciò che questo significa in termini di spazio d'azione rimasto loro a disposizione per far fronte alla tanto attesa riforma e flessibilizzazione delle Pensioni 2015 - 2016.
Pensioni, Damiano vede sentenza della Consulta come occasione per portare avanti quota 100?
"Si colga l'occasione offerta dalla decisione della Consulta per risolvere i danni creati dalla legge Fornero, avviando un tavolo di confronto con i sindacati" spiega il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, specificando che la legge Fornero "fa orma acqua da tutte le parti, bisogna correggerla".
Quale migliore occasione se non questa, sembra quindi chiedersi l'ex Ministro del lavoro, per poter riprendere in mano il capitolo della previdenza secondo l'ottica della concertazione? Il modo migliore per procedere sarebbe quindi quello della convocazione di una piattaforma di discussione unitaria alla quale dovrebbero partecipare non solo gli esponenti della politica, ma anche i rappresentanti delle parti sociali.
In questo modo, si potrebbe parlare anche "dell'introduzione di un criterio di flessibilità" conclude Damiano. Il riferimento è al sistema delle quote ed in particolare alla quota 97, dopo che la quota 100 è stata accantonata per il costo eccessivo sul bilancio pubblico, mentre per quanto riguarda i precoci la proposta riguarda l'uscita con 41 anni di versamenti.
Governo e tecnici del Mef: si studia misura utile a rispettare la sentenza, ma minimizzando l'impatto sui conti
Nel frattempo i tecnici sono al lavoro per cercare di rimediare alla situazione di stallo ancora in corso: si cerca di trovare la quadra minimizzando l'impatto della sentenza sui conti pubblici. Tra le proposte che sembrano avere maggiore probabilità di riuscita, vi è il raddoppio del moltiplicatore usato per calcolare l'area di esenzione della penalizzazione. La misura potrebbe risultare coerente con l'interpretazione offerta dalla Corte Costituzionale, assicurando al contempo di non superare i 5 miliardi di euro in costi aggiuntivi per l'Inps. Come da nostra abitudine, vi invitiamo a utilizzare i commenti nel caso desideriate condividere con gli altri lettori la vostra opinione, mentre per ricevere gli ultimi articoli sulla riforma delle pensioni potete utilizzare il comodo tasto "segui" che vedete in alto, sopra al titolo dell'articolo.