Leonardo Raito, giornalista del quotidiano 'L'Unità', ha replicato alle durissime contestazioni mosse nei suoi confronti dopo la pubblicazione del suo articolo 'Così la scuola non sarà più uno stipendificio'.
La firma del giornale Pd, tra l'altro docente universitario di storia contemporanea, ha rivendicato il fatto che nel nostro Paese ognuno può dire quello che vuole e che la democrazia non è bella se non è litigarella. 
Raito afferma che chi gli ha contestato per intero l'articolo, fino all'ultima virgola, non è altri che uno strenuo conservatore dell'attuale sistema scolastico italiano che, tuttavia, presenta grossi limiti: una buona fetta del mondo scolastico non ha alcuna difficoltà ad ammetterlo.
E' quel termine usato da Raito, 'Stipendificio', ad aver alzato notevolmente i toni della critica, lasciando stare la valanga di insulti ricevuti ('che fanno parte del gioco ma che vanno contro lo spirito nazionale' afferma il giornalista). 

Riforma scuola e 'stipendificio': Raito si difende dalle accuse dei docenti

La firma dell'Unità sostiene di aver usato quel sostantivo per far capire un concetto che ritiene molto importante, quello legato alla qualità della formazione degli studenti: un settore pubblico importante e delicato come la Scuola dovrebbe guardare a questo concetto, prima di qualsiasi altra cosa. Raito si è chiesto, dunque, come mai non debba esistere all'interno della scuola, all'interno di questo delicatissimo settore, un sistema di valutazione serio che permetta di buttare fuori chi davvero non sa insegnare. Quel termine, ha specificato Raito, non voleva dunque essere un'offesa a quei docenti (e sono tanti) che fanno bene il loro lavoro.
La conclusione amara di Leonardo Raito riguarda l'accusa, mossa nei suoi confronti, di essere un servo di potere ma che, nonostante tutte le critiche e la violenza verbale urlata, mancano ancora le proposte concrete per migliorare la buona scuola.
'Ma la piazza ha deciso' scrive sconsolato il giornalista dell'Unità 'l'opinionista bacchettato è colpevole. A tutto il resto, alle controproposte, ci penseremo dopo'.