Si fanno i conti su che tipo di flessibilità inserire per l'uscita dal lavoro nella prossima finanziaria, e anche se non sarà facile garantire a tutti l'accesso alla pensione anticipata potrebbe muovere i suoi primi passi la riforma pensioni del Governo Renzi. Che certamente non modificherà a livello strutturale la legge Fornero ma che potrebbe comunque inserire nuovi strumenti più flessibili per l'accesso al sistema previdenziale di donne e disoccupati. La questione sembrava già chiusa con un rinvio a data da destinarsi, dopo le parole pronunciate dal ministro dell'Economia che non può non tenere conto degli aspetti che riguardano la tutela della finanza pubblica.

Previdenza, possibili misure in legge Stabilità 2016

Con le diverse riforme previdenziali degli ultimi anni, tra cui la legge Fornero, i "risparmi" complessivi ammonterebbero a 980 miliardi di euro (calcolati su valori attuale), tra il 2004 e il 2050, pari a 60 punti percentuali del Pil, secondo i calcoli contenuti nel Documento di economia e finanza. L'età pensionabile è salita da 60 anni nel 2006 agli attuali 66 anni e sette mesi. Nuove misure specifiche potrebbero comunque arrivare con emendamenti "su misura" nella manovra finanziaria. A riaccendere il tema è stato il presidente del Consiglio. Probabilmente non in tempi rapidissimi, ma con un emendamento alcuni interventi potrebbero essere possibili.

Renzi ha rimesso la patata bollente, al momento, nelle mani di Poletti e Padoan. Insieme alla settima salvaguardia degli esodati, da un ricalcolo dei conti in rapporto ai salvaguardati, si potrebbero trovare margini per provvedimenti destinati a chi è senza salario e senza pensione. Tra quelli dati per certi in materia previdenziale la proroga dell'opzione contributivo donna, tra le ipotesi quella di estendere lo stesso sistema di accesso alla pensione anticipata anche agli uomini, ma con un requisito anagrafico più alto e con assegni ovviamente calcolati interamente col contributivo e dunque con una "penalizzazione" che in media può variare dal 25 al 30%.

Flessibilità, si valuta l'ipotesi del prestito pensionistico

In questa situazione di cose si ritorna a valutare dalle parti di Palazzo Chigi, secondo quanto riporta l'Ansa, la soluzione del prestito pensionistico, già elaborate dal precedente Governo Letta quando alla guida del ministero del Lavoro e delle Politiche sociale c'era Enrico Giovannini.

La formula sostanzialmente prevede un mini-anticipo sugli assegni pensionistici da restituire successivamente a partire dalla data d'erogazione della pensione vera e propria. Anche su questa possibile soluzione del prestito pensionistico, però, ci sono ancora dei punti interrogativi senza risposta ma c'è il cartello con la scritta "work in progress" che lascia accese le speranza per chi vede con favore questa modalità di accesso al prepensionamento. Mentre c'è chi insiste per la soluzione quota 100 senza penalità, o quota 97 con penalità dell'8% sulle quali continuano le audizioni in commissione Lavoro a Montecitorio. Sembra non fidarsi più di tanto dell'esecutivo la Cgil Susanna Camusso che ha chiamato a raccolta i sindacati per una mobilitazione unitaria proprio sulla questione previdenziale.

"A giorni alterni - ha sottolineato la Camusso - abbiamo informazioni assolutamente diverse da parte dei ministri e dallo stesso presidente del Consiglio. Ben venga se il governo ne discute - ha aggiunto il segretario generale della Cgil - ma siamo pronti a mobilitarci se non ci sarà questa scelta - ha sottolineato - nella legge di Stabilità".