"C'è un problema di giustizia verso tanti lavoratori e lavoratrici che ancora subiscono le conseguenze della legge Monti - Fornero, fatta male e senza clausole di salvaguardia". Ad affermarlo è il leader della Cgil Susanna Camusso, intervenuta nella mattinata di ieri in occasionedi una sua presenza a Radio Articolo 1. La sindacalista ha evidenziato numerosi casi di lavoratori in attesa di una tutela di welfare, nonostante questi soggetti stiano vivendo ormai da anni delle situazioni di disagio o difficoltà. A partire dagli esodati, prossimo alla settima salvaguardia parlamenta e con il fiato sospeso sulla propria posizione.

"Trovo di cattivo gusto che in una situazione così difficile il Governo si permetta di sottrarre risorse destinate agli esodati e alla flessibilità delle pensioni" commenta l'esponente della Cgil, augurandosi che si possa intervenire in senso strutturale già all'interno della prossima legge di stabilità.

Riforma pensioni 2016, serve un intervento anche per tutelare le donne e i precoci

Altro passaggio fondamentale è quello nel quale la sindacalista sottolinea la necessità di un intervento a favore dell'opzione donna, un procedimento di quiescenza per il quale molte lavoratrici hanno già maturato il proprio diritto all'ingresso nelle tutele dell'Inps. Vi è poi un chiaro riferimento ai lavoratori precoci, che hanno accumulato sulle proprie spalle decenni di versamenti e nonostante ciò si trovano nell'impossibilità di ottenere la pensione a causa dei requisiti anagrafici.

"L'edile sulle impalcature non fa lo stesso lavoro dell'assistente del Governo" spiega Susanna Camusso, che sottolinea come "il numero di anni in cui si lavora non può essere infinito. Pensiamo che un tetto di 41 anni sia più che sufficiente, non c'è bisogno di aspettare che s'incroci con i 70 anni di età". Un suggerimento che per altro è stato già caldeggiato anche dalla Commissione lavoro della Camera, avendo più volte proposto al Governo di inserire in legge di stabilità un provvedimento senza penalizzazioni in favore dei precoci, assieme all'opzione della quota 97 come forma di flessibilizzazione della pensione di vecchiaia.

Due misure che purtroppo al momento sembrano destinate a restare disattese.

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