Si accende il dibattito sulle Pensioni: a fianco del capitolo flessibilità, sembra aprirsiora un nuovo grande interrogativo riguardante la capacità dell'Inps di assicurare le prestazioni previdenziali nel prossimo futuro. Secondo alcune proiezioni diffuse dalla stampa nazionale, il punto di non ritorno per l'Inps sarebbe l'anno 2030, a partire dal quale è realistico ipotizzare che la spesa per il welfare in età avanzata potrebbe raggiungere un livello incontrollabile. Entrando nel merito delle previsioni, la data sarebbe non casuale: tra meno di quindici anni troveranno infatti il meritato pensionamento i lavoratori del cosiddetto "baby Boom", ovvero le persone nate alla metà degli anni '60 ed ora indirizzateverso la parte finale della propria carriera.

Si tratta di circa un milione di nuovi pensionati chetenteranno contemporaneamente di entrare in pensione proprio attorno al 2030, mentre il sistema di calcolo ed erogazione della mensilità di stampo contributivo (che permetterà un calmieramento ed un conseguente riequilibrio dei conti) entrerà pienamente in funzione solo negli anni successivi.

Pensioni future e nodo 2030: l'Inps resta ottimista

Stante la situazione, bisogna però sottolineare che fino ad ora l'Inps ha saputo gestire e attraversare numerose situazioni di difficoltà, riuscendo sempre a trovare la quadra nei propri conti. Forse è anche per questo che il Presidente dell'Istituto, Tito Boeri, si è espresso in diverse occasioni attraverso commenti ottimistici e spiegando che il sistema sarà in grado di assorbire i nuovi pensionati.

Ma è chiaro che i pensionandi restano all'erta, anche perché testimonidi un continuo irrigidimento dei criteri di accesso all'Inps avvenuto con le ultime riforme del settore. Mentre sullo sfondo resta ancora irrisolto il nodo della crescita economica stagnante e soprattutto della disoccupazione giovanile.Il fenomeno di fatto blocca il ricambio generazionale anche per quanto concerne ilversamento di nuovi contributi; un elemento da tenere in attenta considerazione visto che il nostro sistema di previdenza pubblica resterà ancora a lungo basato sul concetto della ripartizione.

Sulle pensioni continua a pesare la questione demografica

Nel frattempo, sullo sfondo continua a tenere banco il problema legato allo squilibrio nellosviluppo demografico del Paese. L'Italia è una nazione che sta invecchiando velocemente e che fa pochi figli, dove il rapporto tra popolazione attiva e pensionati si vedràraddoppiato in appena una generazione, mentre entro il 2040 due persone su tre saranno in pensione.

Una misura, quest'ultima, in grado da sola di mostrare chiaramente quali sono le sfide che ci attendono dal punto di vista del welfareprevidenziale nel medio termine.

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