Slitta ulteriormente la decisione della Corte Costituzionale in merito alla legittimità costituzionale riguardante l'abuso dei contratti a termine messo in atto dallo Stato italiano nei confronti del precariato della Scuola pubblica italiana. Come evidenziato dai siti specializzati 'Orizzonte Scuola' e 'Tecnica della Scuola', evidentemente non sono bastati dieci mesi alla Consulta per pronunciarsi su quello che sarà il destino degli insegnanti che vantano più di 36 mesi di servizio e che stanno attendendo il riconoscimento del loro diritto alla stabilizzazione.

Ultime news scuola, mercoledì 18 maggio 2016: slitta giudizio Consulta su supplenze precari

Saranno necessari nuovi approfondimenti sulla documentazione prodotta e, pertanto, il giudizio della Corte Costituzionale dovrà aspettare ancora. In particolar modo, la decisione finale sembra essere legata a quanto operato dal governo attraverso il piano straordinario assunzioni (prima) e il concorso (poi) in merito alle immissioni in ruolo: non è da escludere, pertanto, l'ipotesi che il supremo organo giuridico ritenga sufficiente l'adozione di tali provvedimenti al fine di arginare la 'supplentite' che affligge la scuola pubblica italiana.

Ricordiamo, a questo proposito, che sono ben sei le ordinanze trasmesse dai vari Tribunali di Trento, Roma e Vibo Valentia, richiedenti la legittimità di quanto contenuto nella legge 124/1999 per quanto riguarda le supplenze, in considerazione di quanto successivamente stabilito nella sentenza della Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo, emessa il 26 novembre del 2014 e che condannava lo Stato italiano per l'abuso di contratti a termine.

Sono già migliaia i ricorsi pendenti, presentati in ragione di tale sentenza, ricorsi che potrebbero, a questo punto, risolversi favorevolmente attraverso cospicui risarcimenti.

Abuso contratti a termine precari scuola: la questione rimane aperta

Da una parte, l'Avvocatura dello Stato difende la procedura adottata dal Ministero dell'Istruzione, facendo leva sulle 86mila assunzioni effettuate lo scorso anno a cui si aggiungeranno i 63mila posti banditi dal concorso, per il prossimo triennio, dall'altra ci sono le ragioni di chi sostiene i propri diritti alla stabilizzazione.

Dunque, rimane aperta la questione riguardante i precari con oltre 36 mesi di servizio: l'Italia, si sa, è un Paese abituato a procrastinare (ne sa qualcosa la giustizia ordinario) ma il precariato storico della scuola pubblica italiana, nonostante tutto, non può permettersi di smettere di sperare.