'Useremo le schede elettorali, non quelle delle raccolta punti'. Questo lo slogan dei precari storici lanciato da Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale Adida, riguardante la questione della chiamata diretta dei docenti o, se vogliamo definirla in altra maniera, lo spostamento dei docenti dagli ambiti a cui sono stati assegnati alle scuole.

Ancora una volta, il sistema scolastico sarà incapace di assicurare continuità didattica agli studenti e questo è il più importante dato di fatto. A tutto ciò si aggiunge l'incredulità per la procedura che verrà adottata, a partire dal prossimo anno scolastico, in merito al reclutamento dei docenti, soprattutto per i criteri e i requisiti che verranno richiesti a ciascun insegnante.

Ultime news scuola, martedì 12 luglio 2016: Adida 'Il Miur ha indetto la raccolta punti'

Negli ultimi sette anni, scrive Valeria Bruccola nella lettera indirizzata ad Orizzonte Scuola, i vari governi che si sono succeduti hanno portato avanti un progetto attraverso azioni dirompenti e riforme, progetto che non solo è andato in direzione opposta al buon senso ma che non ha nemmeno dato una mano al merito e alla qualità, oltre che alla valorizzazione dell'esperienza.

I precari delle Graduatorie di Istituto sono stati vittima di questa deriva, dove l'evidente obiettivo rimane quello della vendita di titoli, dove a vincere non sono certamente gli insegnanti, bensì le agenzie formative, con le Università in testa alla classifica.

E non è un caso che la 'geniale' definizione dei criteri attraverso i quali i dirigenti scolastici provvederanno a scegliere i docenti, sia saltata fuori in estate, dove inevitabilmente cala l'attenzione sul mondo della scuola.

Adida, la formazione è un diritto costituzionale che dovrebbe essere garantito dal Miur

Forza, dunque, con quella che viene definita da Adida come la 'raccolta punti', non quelli che fanno riferimento alla formazione iniziale del docente a cui va aggiunta l'esperienza accumulata nel corso degli anni: via alla raccolta punti derivanti da quei fattori che vengono definiti come 'innovativi' e che, soprattutto, rappresenteranno un altro buon motivo per fare cassa sempre e comunque sulla pelle dei precari che continuano, nonostante tutto, a voler inseguire il proprio sogno.

La formazione è un diritto costituzionale, ricorda Valeria Bruccola, un diritto che deve essere fornito dal datore di lavoro, in questo caso il Miur, e non ottenuto attraverso le proprie risorse personali. Già, perchè tra l'altro, i precari sono stati esclusi anche dal bonus per la formazione.