I decreti della Buona Scuola sono all'esame dei Camera e Senato in questi giorni, compreso quello relativo alla riforma del reclutamento. Da lunedì inizieranno le audizioni per la raccolta dei pareri ed evidenziare eventuali criticità. Il Corriere della Sera ha evidenziato una delle criticità della riforma del reclutamento: che fine faranno i docenti che non vincono il concorso? Secondo la giornalista Orsola Riva, la scuola paritaria potrebbe diventare la seconda scelta di chi non ha vinto il concorso a cattedra. Vediamo come e perché.

Scuola paritaria: come vi si accederà dal 2020 dopo la riforma del reclutamento

Attualmente, per diventare insegnanti della scuola paritaria è necessaria l'abilitazione, mentre a partire dal 2020, dopo la riforma del reclutamento prevista nel decreto, bisognerà essere specializzati all’insegnamento tramite la frequenza di un corso universitario, lo stesso che frequenteranno i vincitori del concorso a cattedra. Quale sarà la differenza? I vincitori di concorso avranno l'accesso gratuito, mentre gli altri dovranno pagare il corso a proprie spese. Ciò significa che i candidati che non vincono il concorso, potranno ottenere l'ammissione come soprannumerari ai corsi che le università organizzano per chi il concorso lo ha vinto, solo che dovranno pagare.

Una legge che li metterà nuovamente insieme fra i banchi, con la differenza che i vincitori di concorso si siedono gratuitamente e hanno il ruolo assicurato, mentre gli altri (anche coloro che non hanno partecipato al concorso) si siederanno a pagamento nella speranza di poter in qualche modo insegnare. Una situazione che il Corriere della Sera definisce 'paradossale' e che potrebbe portare i docenti a utilizzare la scuola paritaria come la seconda scelta.

Vi sono possibilità che il testo della delega venga modificato in quelle parti che la relatrice Ghizzoni (Partito Democratico) ha definito come “problemi di formulazione”? Vedremo.

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