In occasione della manifestazione nazionale "La nostra Europa" in piazza a Roma, in occasione del 60° anniversario della stipula dei Trattati europei, Blasting News ha intervistato in esclusiva Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, ecco cosa ci ha detto.

'Dopo abolizione dei voucher, vanno cambiati Jobs Act, pensioni e fisco: torneremo in piazza'

Landini, secondo lei è davvero possibile salvare questa Europa da una deriva anti-popolare?

"Non so se sarà possibile o meno, ma penso che di sicuro sia necessario, perché così l'Europa rischia di frantumarsi: ci sono troppe disuguaglianze e troppe differenze.

Aver pensato di costruire l'Europa solo sulla moneta sta dimostrando che per le persone in carne ed ossa le condizioni di vita non sono certo migliorate ma peggiorate. Quindi è evidente che per migliorare le condizioni di chi lavora, per cambiare modello di sviluppo e per affermare una diversa giustizia sociale, c'è bisogno di un'altra Europa. Questo mi pare che sia il punto. Noi dobbiamo cercare di unire il mondo del Lavoro e far emergere un punto di vista autonomo del lavoro, cosa che ancora non c'è".

Le ultime evoluzioni stanno portando alla cancellazione delle leggi sul lavoro che sarebbero state sottoposte a referendum, quali sono a questo punto le vostre prossime battaglie?

"Intanto il Parlamento deve ancora approvare i Decreti in modo da essere certi che si cancellino davvero i voucher e si modifichi la norma sugli appalti; poi come noto per noi rimane la necessità di cambiare il Jobs Act, di cambiare la legge sulle pensioni e di aprire una battaglia per una riforma fiscale degna di questo nome.

Poi bisogna far partire un piano vero e straordinario per il lavoro e per l'occupazione, su questa base come CGIL nei prossimi giorni ne discuteremo, ma dobbiamo proseguire e mobilitarci, credo che dovremo ancora riempire le piazze per far cambiare idea al Governo e modificare le leggi sbagliate".

'C'è bisogno di una politica diversa. Dare rappresentanza politica non è un mio compito, faccio il sindacalista'

Cosa pensa della crisi della politica sempre più dilagante in Italia?

"Che ci sia un problema di lontananza della politica dai problemi delle persone non è una novità, è evidente: e infatti quasi metà degli italiani a votare non ci va.

Invece il fatto che ad esempio al referendum costituzionale del 4 dicembre sia aumentato il numero delle persone che è andato a votare, dimostra che c'è un bisogno e una domanda di una diversa politica e di cambiamento, credo che il problema sia far tornare al centro della discussione il lavoro delle persone".

E' possibile dare una rappresentanza politica unitaria a chi si ritrova oggi in piazza, in un prossimo futuro?

"Questo non è un mio compito, io credo che innanzitutto si debba unire socialmente il lavoro che non è mai stato così diviso e frantumato. Già questo è obiettivo molto grosso, io faccio il sindacalista, altre cose non le so".