Il Tribunale di Pistoia, attraverso un'ordinanza del 10 marzo scorso, ha disconosciuto la validità delle assegnazioni predisposte dal piano straordinario di mobilità della riforma Buona Scuola, in base al quale una docente calabrese fu costretta a prendere servizio lontano da casa, in Toscana. Il principio fondamentale è quello che la professoressa è mamma, ancor prima che lavoratrice: ecco perché l'amministrazione è tenuta a collocarla in un posto migliore affinché possa adempiere alle proprie funzioni famigliari.

Ultime notizie scuola, martedì 30 maggio 2017: docente-madre, no al posto lontano da casa, ecco la sentenza

Come riportato dal quotidiano economico 'Italia Oggi' (edizione di martedì 30 maggio 2017), la presenza di una bambina di cinque anni, affetta da una grave malattia neurologica come la sindrome Guillan-Barré nella variante Mille-Fischer, ha determinato il rischio che la piccola potesse essere privata della madre nel suo ambiente. Partendo da questo presupposto il giudice ha ritenuto opportuno ordinare il trasferimento della docente in una delle sedi indicate dalla lavoratrice, partendo da quella più vicino al luogo di residenza. In buona sostanza, l'ordinanza tiene conto primariamente del fatto che la bimba abbia bisogno della madre, in quanto la presenza della genitrice viene considerata come un elemento vitale sia dal punto di vista psicologico che fisico.

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E' chiaro, in ogni caso, che la magistratura, attraverso questa ordinanza, abbia voluto anteporre i valori espressi dalla nostra Carta Costituzionale, come quello della tutela dei minori e della salute, ai principi burocratico-amministrativi.

In base all'articolo 97 della Costituzione, infatti, la Pubblica Amministrazione è tenuta ad assicurare ad una madre le migliori condizioni possibili di Lavoro, senza che esse comportino un sacrificio verso la sua funzione genitoriale e senza scompensare quelli che sono gli affetti famigliari. Il mancato rispetto di tale principio si traduce in un lavoro 'ingrato, non gratificante e probabilmente non gratificato'. Si tratta, indubbiamente, di una nuova sconfitta della Buona Scuola e del tentativo di introdurre principi di stampo aziendalistico all'interno della struttura della scuola pubblica italiana.