L’argomento Pensioni in questi giorni sta monopolizzando l’opinione pubblica perché, mai come adesso, la Riforma Fornero sembra sul punto di essere superata. Quota 100 e quota 41 sono due misure che il nuovo esecutivo sembra davvero intenzionato a varare. Di Maio e Salvini continuano imperterriti a dichiararsi convinti di mettere mano alla previdenza e le due misure, inserite nel contratto di Governo, iniziano a prendere forma. Secondo quanto trapela in questi giorni, le misure potrebbero avere date e tempi di attuazione diversi. Il “Sole 24 Ore” per esempio, analizza il probabile perimetro di applicazione delle misure che, solo per quota 100, potrebbe riguardare circa un milione di italiani nei prossimi anni.

Quota 100

Il noto quotidiano economico-finanziario parla di quota 100 come misura già funzionante dal prossimo gennaio. Ipotesi avvalorata dalle dichiarazioni di Salvini che indica nella prossima Legge di Bilancio (ad ottobre si inizierà la sua lavorazione), il contenitore dove inserire la misura. Superare la Legge Fornero o smontarla, sempre per usare un termine richiamato proprio dal leader della Lega, non è operazione facile. Quota 41, invece, potrebbe essere predisposta in futuro. Su quota 100, la misura che dovrebbe consentire di andare in pensione quando la somma di età anagrafica e contribuzione previdenziale versata dia 100, si moltiplicano le ipotesi e le indiscrezioni sul suo funzionamento.

Quota 100, che è la misura che garantirebbe la flessibilità nel sistema previdenziale, nascerà, con ogni probabilità, con una età minima prefissata a 64 anni. Inoltre, i contributi figurativi che serviranno per completare la quota dovrebbero essere, escludendo quelli da maternità e servizio militare, massimo due anni di disoccupazione, malattia o cassa integrazione.

Le altre combinazioni utili alla misura sarebbero 65 e 66 anni con 35 o 34 anni di contribuzione. Questo perché appare evidente che, con o senza quota 100, un soggetto di 67 anni rientra già nel campo di applicazione della pensione di vecchiaia che proprio dal prossimo anno salirà a 67 anni.

Proroga a rischio per l'Ape sociale

Sempre secondo il Sole 24 Ore, tra il 2019 ed il 2021 circa 150mila dipendenti pubblici potrebbero rientrare nella quota 100. Inoltre, tra lavoratori autonomi e dipendenti, la platea di attivi all’Inps (quelli che versano i contributi perché assunti) delle classi che vanno da 60 a 64 anni di età, sfiora il milione. Inoltre, rischia seriamente di non venire prorogata l’Ape sociale. La misura nata con gli ultimi esecutivi PD e per la quale la sperimentazione scade il prossimo 31 dicembre, potrebbe essere cessata. La pensione a 63 anni con contribuzione tra i 30 ed i 36 anni destinata a disoccupati, caregivers, invalidi e lavori gravosi verrebbe sacrificata sull’altare delle nuove misure e della ricerca di coperture finanziarie.