Il nuovo piano attuativo su cui sta lavorando il Governo in merito all'avvio della riforma previdenziale avrebbe allo studio di dividere i provvedimenti in diversi passaggi, in modo da rendere più semplice il reperimento delle risorse utili per garantire la sostenibilità dei provvedimenti sul bilancio pubblico. È quanto emerge dalla stampa specializzata, secondo la quale la Quota 41 (ovvero la misura che consentirebbe in via universale la quiescenza una volta maturati i 41 anni di contribuzione) potrebbe essere rinviata, per dare priorità alla nuova quota 100.
Il rinvio della quota 41 e le conferme in arrivo dal Governo
In tal senso, sembra che una simile possibilità sia stata confermata dallo stesso Ministro dell'Interno Matteo Salvini, mentre anche altri esponenti del Governo hanno paventato che non risulterebbe possibile appesantire eccessivamente la legge di bilancio 2019 con ulteriori provvedimenti di riforma del settore previdenziale. D'altra parte, il contratto di Governo giallo-verde prevede numerosi interventi e appare scontato che molti di questi richiederanno gradualità per essere implementati.
Le ipotesi di pensionamento anticipato tramite la Quota 100 in Legge di bilancio 2019
Se la situazione appena descritta venisse confermata, la prima opzione di flessibilità utile per i lavoratori al fine di superare la legge Fornero sarebbe quindi la nuova Quota 100, con validità a partire dal mese di gennaio 2019.
L'opzione prevede la possibilità di ottenere l'agognata quiescenza a partire dai 64 anni di età e con un minimo di 36 anni di versamenti. Il piano allo studio dell'esecutivo prevederebbe anche di aggiungere un ricalcolo contributivo del futuro assegno per la parte del montante successiva al 2015. In questo modo si garantirà ulteriormente la tenuta dei conti, pur garantendo una possibilità di prepensionamento ai lavoratori che riusciranno a maturare i requisiti utili.
Le nuove ipotesi sulla proroga dell'opzione donna
A lato del percorso di avvio delle nuove quote resta da sciogliere anche il nodo del pensionamento anticipato tramite opzione donna. Il Governo ha previsto una proroga della misura all'interno del contratto congiunto, ma ancora non è chiaro quale sarà la cornice di attuazione del provvedimenti.
In primo luogo sarà necessario confermare i requisiti di accesso (che potrebbero essere aggiornati al rialzo come nella quota 100, al fine di rendere il peso del provvedimento meno oneroso). Ricordiamo che attualmente è prevista l'uscita con almeno 57 anni di età (58 se lavoratrici autonome) e 35 anni di versamenti. In secondo luogo bisognerà capire se l'esecutivo riuscirà effettivamente a rispondere alle istanze delle lavoratrici, che chiedono di rendere strutturale l'opzione. Al momento sembra invece previsto un ampliamento limitato, legato cioè ai risparmi accumulati rispetto ai fondi stanziati in precedenza.
Verso la fine dell'APE sociale
Infine, sullo sfondo resta la questione di un possibile stop all'APE sociale, che non sembra destinata ad essere prorogata per i prossimi anni.
Si tratta, anche in questo caso, di un intervento finalizzato a rendere la nuova riforma di settore maggiormente sostenibile, così da poter concentrare tutte le risorse sulle nuove quote 100 e 41. La decisione non sarebbe però priva di implicazioni, visto che una parte dei lavoratori perderebbe la possibilità di accedere ad una forma tutelata di prepensionamento a partire dai 63 anni di età. È il caso, ad esempio, di disoccupati, caregivers (che forniscono assistenza a persone con gravi disabilità) o lavoratori che hanno svolto attività gravose. Per queste persone, l'eliminazione dell'APE sociale avrebbe l'effetto di irrigidire il sistema pensionistico, visto che né la quota 100, né la quota 41 consentono la quiescenza con criteri simili.
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