Non solo la pensione anticipata a quota 100: comincia a prendere concretezza sotto vari aspetti la riforma delle Pensioni del Governo targato M5S di Luigi Di Maio e della Lega di Matteo Salvini. Oltre al ritorno delle pensioni anticipate (o di anzianità) con il meccanismo delle quote (in dirittura d'arrivo la quota 100, si discute anche per la quota 41 dei lavoratori precoci), il lavoro dell'Esecutivo prevede anche di aumentare le pensioni minime a 780 euro, l'importo dell'assegno stabilito per il reddito di cittadinanza. Sulle pensioni minime a 780 euro spinge maggiormente il Movimento 5 Stelle: è notizia di oggi, infatti, che il viceministro dell'Economia, Laura Castelli, ha assicurato che da gennaio 2019 le pensioni minime saliranno a 780 euro.

L'intervista è contenuta nel quotidiano La Stampa e anticipa i meccanismi che porteranno a concretizzare le misure a favore delle fasce più deboli della popolazione, ovvero i pensionati minimi e i disoccupati.

Pensioni minime e reddito di cittadinanza: ipotesi sulla povertà e sulle uscite a quota 100

Le ipotesi di riforma delle pensioni minano su più aspetti la legge Fornero: si va dai requisiti di uscita con quota 100 e l'eventuale quota 41 dei precoci per età e contributi all'importo degli assegni. Su quest'ultimo aspetto, Laura Castelli ha assicurato che, dal 1° gennaio 2019, chi percepisce una pensione al di sotto del tetto di povertà, riceverà l'aumento fino a 780 euro, una riforma che anticiperà di qualche mese anche il reddito di cittadinanza, dello stesso importo.

"Le risorse per le due misure ci sono - garantisce Castelli - Alcune delle quali sono già esistenti nel bilancio statale, altre verranno razionalizzate dalle misure di sostegno al reddito attualmente in vigore. Verrà di sicuro assorbito il Reddito di inclusione, meccanismo introdotto dall'ex Premier, Paolo Gentiloni". Nel frattempo, emergono i primi calcoli sulle pensioni anticipate con la quota 100 allargata all'età di uscita a 62 anni, rispetto all'ipotesi iniziale dei 64 anni minimi.

Tra i due paletti c'è almeno il doppio delle uscite a favore dell'età più bassa. Infatti, con 62 anni di età e 38 di contributi, la quota 100 assicurerebbe l'uscita anticipata di circa mezzo milione di lavoratori già nel solo anno 2019. E' quanto affermato dal sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon che, in ogni modo, sta lavorando per un'estensione della quota 100 anche alle età di 60 e 61 anni coinvolgendo le risorse private, ovvero quelle delle imprese.

Il modello dovrebbe essere quello del fondo esuberi dei lavoratori del settore bancario, con le premialità spettanti alle imprese che favoriscano l'uscita dei contribuenti vicini alla pensione e il ricambio generazionale con l'assunzione dei giovani.

Pensione anticipata a quota 100: le uscite previste nel 2019 con età minima di 62 e 64 anni

Si lavora, dunque, sulle età di uscita della pensione anticipata a quota 100 partendo da stime differenti rispetto a quelle finora circolate. Da un primo studio del Complesso gestioni delle pensioni dell'Inps, riportato da Il Sole 24 Ore, con la quota 100 a 64 anni sarebbero previsti, nel solo 2019, 258 mila nuovi pensionamenti, circa la metà dei 400-500 mila stimati con l'uscita minima a 62 anni.

Il numero delle uscite con 64 anni aumenterebbe progressivamente negli anni, fino ad arrivare a 450 mila pensioni nel 2028. Una riforma delle pensioni strutturata che, però, si baserebbe sottilmente sul meccanismo dell'aspettativa di vita, dato l'invecchiamento progressivo della popolazione nei prossimi 10 anni. L'abbassamento al 2019 dell'età minima a 62 anni per le pensioni a quota 100 assicurerebbe, invece, un impatto molto più importante sulle pensioni e sul superamento della riforma Fornero.

Pensioni anticipate precoci con quota 41: più speranze con quota 100 allargata

Tanto è vero che, con un'età più bassa della pensione anticipata a quota 100, tornerebbe in gioco anche l'uscita a quota 41 dei lavoratori precoci.

La misura attualmente in vigore, decretata dai precedenti Governi, rappresenta un percorso ad ostacoli per poter arrivare all'uscita. Difatti, arrivano al traguardo delle pensione a quota 41 solo alcune decine di migliaia di lavoratori precoci. Il progetto dell'attuale Governo è quello di liberare la misura dai paletti attuali, assicurando la pensione per tutti i precoci al raggiungimento del limite dei contributi. Su questo fronte, l'abbassamento dell'età della quota 100 rappresenterebbe un scorciatoia anche per arrivare alla quota 41, come confermato dalle parole di Matteo Salvini che non ha abbandonato l'ipotesi di uscita per chi ha già quarant'anni di lavoro alle spalle e di Claudio Durigon.

Per il sottosegretario al Lavoro, come riportato nelle pagine de Il Messaggero, il Governo starebbe lavorando alla quota 41 pura, slegandola anche dal meccanismo di adeguamento dei requisiti all'aspettativa di vita. Dunque, se venisse introdotta la quota 41 per tutti, non si dovrebbe avere l'aumento a 41,5 anni di contributi necessari dal 1° gennaio 2019.