Un lavoro da stagionale nel settore della ristorazione? Un'offerta d'apprendista come parrucchiera? Un contratto part time come commesso in un negozio del centro? No, grazie. I percettori del reddito di cittadinanza - misura contro la povertà e la disuguaglianza sociale, fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle - potranno dire "No" a tutta una serie di proposte occupazionali senza correre il rischio di perdere il sussidio.

Solo offerte di lavoro congrue

Il Sole 24 Ore ha fatto notare che vi è un ampio ventaglio di offerte lavorative (legate a contratti stagionali, d'apprendistato, part-time o "a chiamata") che potranno essere tranquillamente rifiutate dai beneficiari del reddito di cittadinanza.

Queste proposte lavorative (tipiche dei settore agricolo, della ristorazione, ma anche dell'artigianato e del commercio), infatti, pur essendo comunque buone, non sono considerate "congrue".Come previsto dal Dm 10 aprile 2018 del ministero del Lavoro un'offerta può definirsi congrua se dotata di questi tre requisiti (che devono presentarsi contemporaneamente):

  • tempo indeterminato (o per contratto a termine o di somministrazione di almeno tre mesi);
  • tempo pieno (o con un orario di lavoro non inferiore all’80% dell’ultimo contratto)
  • retribuzione non inferiore a 858 euro (come stabilito dal Senato durante l’esame del Dl 4/2019).

Se il provvedimento - ora all'esame della Camera - non verrà modificato - fa notare l'autorevole quotidiano economico - inevitabilmente si perderanno una gran quantità di proposte lavorative (soprattutto in caso di primo impiego).

Le critiche

Marco Bentivogli, leader della Fim-Cisl, più di una volta ha fatto notare: "Con questo criterio, i giovani che lavorano a part-time per 700 euro mensili, per i grillini, sono dei fessi. Si rendono conto che da quando si è iniziato a parlare di reddito di cittadinanza, 25mila persone (soprattutto ragazzi) hanno smesso di cercare un lavoro?"

Pierangelo Albini, responsabile lavoro di Confindustria, ha puntualizzato: "In audizione al Parlamento abbiamo espresso le nostre perplessità.

Alle aziende si domanda di pagare di più i lavoratori, ma ci si dimentica che, per via del cuneo fiscale e contributivo, il netto in busta paga rappresenta solo la punta dell’iceberg". Poi, ha aggiunto: "L’introduzione di un nuovo livello di retribuzione minima crea un’ingiusta disparità tra disoccupati".

Come è emerso dalle elaborazioni del Sole 24 ore, sul mercato, ci sono molteplici offerte occupazionali che, per effetto del reddito di cittadinanza, potrebbero diventare "rifiutabili" e perdere, di conseguenza, il loro appeal.

È il caso, questo, degli stagionali: nel settore agricolo, ad esempio, per 180 giornate annue lavorate al minimo contrattuale si percepiscono 505,05 euro al mese. Ma vi sono molte altre offerte ad orario ridotto con stipendio mensile inferiore agli 858 euro. Il contratto alimentari-industria, di 5° livello con part-time al 50% consente di percepire 807,41 euro per 20 ore settimanali; anche un commesso di negozio (assunto part-time al 50%, ma al 4°livello) arriva a 808,34 euro. Infine, nei contratti di apprendistato, seppur viene rispettato il criterio del tempo indeterminato, le offerte potrebbero comunque non essere considerate congrue. Un parrucchiere - ha fatto notare il Sole - al suo primo anno di apprendistato può contare su una retribuzione pari a circa 828 euro al mese.

Il rischio di rifiuti è concreto anche per le imprese di pulizia e dei servizi integrati; le stime non escludono che circa un 70% di part-time su circa 500 mila lavoratori (addetti alle pulizie, alla mensa, ma anche portinai e manutentori) potrebbero decidere di uscire dal mercato.

Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio, ha denunciato: "Temiamo di avere difficoltà a reperire risorse in futuro":