Le pensioni anticipate tramite quota 100 rappresentano uno dei provvedimenti chiave del governo giallo-verde in merito alla flessibilizzazione del comparto previdenziale. La natura sperimentale della prestazione prevede in ogni caso la prosecuzione della misura almeno fino al 2021, visto che l'obiettivo dichiarato è quello di superare la legge Fornero (l'attesa alla sua conclusione è per il contestuale avvio della quota 41 per tutti i lavoratori precoci). Nel 2020 sarà quindi ancora possibile richiedere il pensionamento anticipato per tutti coloro che avranno maturato almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione (accettando come unico limite l'incompatibilità della quiescenza con ulteriori redditi da lavoro dipendente o autonomo).

Uscite flessibili e quota 100: le proiezioni riguardanti il prossimo anno

Stante la situazione appena evidenziata, le stime iniziali di area governativa indicavano in circa 290-300mila persone la platea dei potenziali fruitori. Ma le ultime proiezioni in arrivo dall'Ufficio parlamentare di bilancio indicano un numero più contenuto di pensionamenti, ipotizzabile attorno ad una platea di 215mila contribuenti. Numeri che consentirebbero un risparmio importante di risorse rispetto agli stanziamenti, con la creazione di un "tesoretto" che risulterà particolarmente utile soprattutto verso i detrattori della misura (che esprimono dubbi in merito alla sua sostenibilità), nonché nei confronto dei tecnici internazionali (che non hanno mai nascosto le perplessità rispetto al nuovo meccanismo di flessibilità previdenziale).

Pensioni anticipate, i motivi alla base delle richieste inferiori alle stime

Se da un lato le nuove Pensioni tramite quota 100 hanno permesso a molti lavoratori di ottenere l'uscita anticipata dal lavoro, resta il fatto che il successo della misura sembra coinvolgere meno lavoratori rispetto alle ipotesi iniziali. Lo scarso interesse dei potenziali aventi diritto potrebbe essere direttamente collegato con l'entità del futuro assegno erogato dall'Inps.

L'opzione non prevede penalizzazioni, ma versando meno contributi è ovvio che un effetto di riduzione dell'assegno sia inevitabile rispetto a chi decide di attendere i tempi dell'uscita di vecchiaia (attualmente 67 anni di età) o di un'altra opzione di uscita anticipata. Vi è poi la questione di chi vorrebbe usare la quota 100 avendo maturato il requisito anagrafico ma non può farvi ricorso in virtù dell'anzianità contributiva.

I 38 anni minimi richiesti dalla legge fungono infatti da sbarramento per molti lavoratori e lavoratrici. Spesso quest'ultime sono tra le principali escluse dalla misura, visto che ad una carriera lavorativa discontinua si accompagna inevitabilmente l'impossibilità di ottemperare al requisito contributivo. Resta il fatto che molti lavoratori che non sono riusciti ad accedere nel 2019 potrebbero comunque maturare i requisiti utili di quiescenza nel 2020 o 2021. Anche per questo dall'Inps si invita alla cautela, ricordando che non è possibile avere stime precise sull'effettiva platea degli utilizzatori nei prossimi anni.