Il tema Pensioni resta sul tavolo del governo. La necessità di riformare il sistema previdenziale è in agenda, ma trovare un accordo con le parti sociali potrebbe non essere facile. Tra le volontà dei sindacati c'è quella chiedere un pensionamento possibile a 64 anni. Ma stanti le attuali regole con l'eventuale ricalcolo contributivo per tutti, gli scenari sarebbero assai svantaggiosi per i futuri fruitori degli assegni previdenziali. In tal caso si stimano perdite di almeno il 30% per ciascun trattamento mensile.

Tuttavia, nelle dichiarazioni riportate da Repubblica, il sottosegretario al Ministero all'Economia Pier Paolo Baretta ha confermato l'esistenza di un'idea relativa alla possibilità di far andare i lavoratori in pensione anticipata attraverso una penalizzazione relativa a ciascun anno d'anticipo.

Pensioni: rischio beffa

L'Osservatorio della previdenza della Fondazione di Vittorio della Cgil ha provato a simulare cosa accadrebbe qualora il governo desse la possibilità di andare in pensione a 64 anni, invece che a 67, con le attuali norme e con un ricalcolo interamente contributivo. Prima di tuffarsi nell'esempio, occorre ricordare che i contributi versati prima del 1996 e quindi di chi lavorava prima di quella data, rientrano nel calcolo retributivo. A decorrere da quell'anno, per effetto della riforma Dini, tutti sono stati traghettati nel sistema contributivo. Chi ha almeno 18 anni di contributi versati prima dell'1 gennaio 1996 può essere considerato un lavoratore con contributi misti.

Immaginando che, in un futuro, si desse la possibilità di andare in pensione a 64 anni, ma con il compromesso di accettare un calcolo dell'assegno interamente basato sul contributivo, si rischierebbero tagli fino al 30%: Un metalmeccanico con una carriera senza salti di stipendio passerebbe dall'avere 1.115 euro con la contribuzione mista a 801 euro di pensione.

Al netto si parlerebbe del passaggio da 952 euro a 732 dopo 36 anni di lavoro.

Pensioni: necessità di superare la Fornero

Il governo, secondo quanto rivela Repubblica, starebbe pensando ad una controproposta. Superare Quota 100 e i suoi derivati (si era parlato di Quota 102 e Quota 100 a 64+36) e individuare una nuova soluzione.

Lo scenario potrebbe essere quello di rimpiazzare il ricalcolo contributivo con una penalizzazione per ogni anno d'anticipo. L'ipotesi trapelata è al momento quella del 2% annuo. L'obiettivo resta riformare la Fornero, spendendo meno o non più dei 28 miliardi che costerà Quota 100 in dieci anni. Rispetto all'eventuale penalizzazione, Repubblica riporta significative dichiarazioni del sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta. "Potrebbe - riporta - esser una strada. Se vuoi andare via prima, ad esempio con 36 o 38 anni di contributi, hai una penalità". Secondo le stime la penalità sarebbe più conveniente del ricalcolo interamente contributivo, considerato che comporterebbe un taglio del 6% e non del 30%.