Nelle ultime settimane il sito del MIUR è impegnato con la pubblicazione delle date dell'orale e dei risultati dello scritto nell'ambito del nuovo concorso per il personale docente. Siamo alle ultime battute, perché da settembre, chi vincerà il concorso potrebbe prendere la tanto agognata cattedra. Questo concorso è stato tanto vituperato, ma esaminiamolo in dettaglio per capire se in effetti fornirà migliori insegnanti alle nuove generazioni di studenti.

Una premessa quando si parla di Scuola è d'obbligo: tutto ciò che concerne il lavoro a scuola è stato da sempre immune da quel luogo comune delle raccomandazioni.

Dalle graduatorie scolastiche per l'insegnamento, infatti, non si scappa: sono quelle e non si possono bypassare in nessun caso.

Il nuovo concorso per il personale docente è una novità assoluta per come è stato concepito, attirando così moltissime critiche, a partire dalla prova propedeutica. In realtà, si trattava di un test per sfrondare un po' le tantissime iscrizioni al concorso, che vedevano protagonisti precari provenienti dalla SISS, giovanissimi del TFA ma anche semplici laureati entro una certa data e con un certo merito.

I test erano piuttosto semplici, molto simili a quelli per prendere la patente di guida: bastava studiare, anche un paio d'ore la sera e concentrarsi. Ma per molti l'emotività ha giocato un grosso ruolo: non si può pensare che chi non ha passato il test sia più stupido o meno preparato degli altri, l'emozione l'ha fatta da padrone a mio avviso.

La prova scritta e la prova orale sono la vera innovazione del concorso. Lo scritto prevedeva tre o quattro quesiti che dovevano essere svolti entro 20 righe (quindi veniva premiata anche la precisione nel centrare il punto richiesto e l'originalità). L'orale invece prevede una lezione di mezz'ora su un argomento che viene comunicato al candidato: si tratta di una vera lezione, di fronte a una classe.

Nella restante mezz'ora di orale, la commissione deve ricevere spiegazioni per le scelte didattiche operate dal candidato. Si tratta di qualcosa che parla da sé: dimostrare sul campo quello che si sa fare è decisamente un bene. La scuola sarà quindi un'oasi di meritocrazia?