Recenti provvedimenti legislativi dell'Uruguay e del Colorado hanno riacceso il dibattito sulla cannabis nel Bel Paese. Si deve o non si deve legalizzare la cannabis?

Prima di procedere nel merito della questione occorre soffermarsi sulla distinzione di 3 significati diversi che spesso vengono erroneamente utilizzati come sinonimi: legalizzare, liberalizzare, depenalizzare.

1) Legalizzare significa regolamentare l'uso della sostanza stabilendo dei parametri da rispettare.

2) Liberalizzare significa produrre e/o vendere le sostanze nel libero mercato.

3) Depenalizzare significa far venir meno la sanzione penale prevista nel caso di un comportamento contrario alla legge. In questo caso può rimanere la sanzione amministrativa, che non prevede la carcerazione (es. la sospensione della patente).

Attualmente, in Italia, dal 2006 la legislazione in materia di droga prevede che in caso di recidiva dell'uso e del mancato rispetto di un programma di recupero, l'interessato, possa, in casi estremi, varcare le soglie del carcere. Ciò vale indistintamente per tutte le sostanze stupefacenti, cannabis compresa.

C'è da domandarsi se strutturare il discorso su posizioni antitetiche, spesso ideologicamente formate sia più o meno sensato. Qualsiasi tesi sulla cannabis, infatti, se non approfondita da un punto di vista tecnico, rischia di risultare fuorviante e solo emotivamente giustificabile.

Se appare verosimile, infatti, che la cannabis non abbia la medesima pericolosità di altre sostanze (es. eroina, cocaina) è altrettanto vero che il principio attivo riscontrato in diversi quantitativi sequestrati dalle Forze dell'Ordine sia risultato notevolmente aumentato rispetto alla cannabis che "girava" un tempo.

Inoltre, oggi, il consumo di cannabis è spesso associato ad altre sostanze (es.

alcol, altre droghe) in un mix che aumenta di molto "lo sballo", ponendo interrogativi sulle possibili conseguenze (es incidenti stradali/sul lavoro, problemi di Salute).

E' da sottolineare poi, che molte ricerche hanno evidenziato che l'uso prolungato di cannabis provoca danni sulle funzioni cerebrali (es. capacità di attenzione e di concentrazione).

Occorre poi, non sottovalutare i significati che, oggi, molti consumatori della cannabis attribuiscono alla sostanza, ben diversi da quelli di un tempo, legati maggiormente ad un contesto di protesta (i "mitici" anni '70).

Oggi molti giovani "usano" cannabis spinti dal desiderio di farsi vedere, dalla necessità di un "qualcosa in più" che garantisca prestazioni da protagonista nel gruppo dei pari o dal bisogno di spegnere ansie e timori in una realtà per la quale appaiono sempre meno attrezzati.

La legalizzazione della sola cannabis, infine, manterrebbe aperte le questioni del mercato illegale, nel quale, spesso, la vendita dello spinello si associa a quella delle altre sostanze.

Bando alla demagogia, dunque!

Ciò che probabilmente servirebbe, sarebbe la sperimentazione di soluzioni di legalizzazione circoscritta nei modi, nei tempi, nei luoghi e nelle forme, sulla base di parametri certi e verificabili.

Perchè ad es. non provare  la legalizzazione della cannabis su un'area geografica definita (tornando ad una legislazione che distingua tra cannabinoidi ed altre droghe), provando a pensare a regole di consumo vincolanti (es. chi usa non guida e chi lo fa incorre in sanzioni pesanti), a tempi di sperimentazione certi (3 -5 anni), a luoghi definiti di consumo. Tutto ciò con il coinvolgimento delle forze dell'ordine, di società di ricerca sanitaria, di istituzioni pubbliche e private, al fine di verificare, su basi scientificamente studiate, i risvolti diretti (es.

numero di persone che usano che si sono stabilizzate nel richiedere la cannabis ai servizi preposti, conseguente diminuzione o meno dello spaccio, di reati, di incidenti/fermi stradali; studi sull'evoluzione/involuzione di alcune capacità cerebrali).

In questo modo forse, si potrebbe tentare di andare un po' oltre gli schieramenti, di guardare al fenomeno sulla base di parametri verificati, di analizzarlo sulla base di elementi concreti.

Ma le istituzioni italiane hanno la credibilità per sostenere una sperimentazione come quella appena configurata?

Il nostro Paese, insomma, è sufficientemente maturo, è pronto per provare simili strategie ?

Continuare a parlarne come è stato fatto sino ad ora, d'altronde, ha prodotto ben poco ed appare una modalità di approccio al problema a dir poco, piuttosto banale ed infantile.