Dopo sei mesi di sequestro, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, sono tornate in Italia. Il loro ritorno, dopo un breve ed unanime applauso alla Camera all'annuncio della loro liberazione, ha portato con sé tante polemiche. Com'è noto, queste polemiche vertono sul presunto riscatto pagato dal Governo italiano al Fronte al Nusra. Il Ministro degli Esteri Gentiloni risponde alle polemiche affermando che "l'Italia è contraria al pagamento di riscatti" affermando anche come queste siano soltanto illazioni.
Per il momento non si hanno certezze sulla reale effettività di questo pagamento e anche tra gli stessi jihadisti c'è chi sostiene come non sia stato pagato nessun riscatto.
Un account Twitter, riconducibile ai miliziani siriani del Fronte al Nusra, nega di aver ricevuto denaro dall'Italia giustificando il sequestro come un errore, affermando che "sono molti gli agenti segreti dei servizi occidentali che entrano in Siria come operatori umanitari". Tutto vero, forse.
È lecito però pensare anche che nessuno dà un qualcosa senza ricevere nulla in cambio, specialmente se si tratta di sequestratori. Ed è da qui che si sollevano le varie polemiche: tra chi vuole chiarezza sull'effettivo pagamento a cui si associano coloro che lo condannano dandolo come un dato certo e chi, al contrario, esprime felicità per la liberazione delle due ragazze. A sollevare la voce di questo ipotetico pagamento sono stati i media siriani, che stimano una cifra pari a dodici milioni di dollari.
Una cifra, secondo alcuni, non interamente pagata dal Governo ma alla quale sono stati sostituiti in parte alcuni "favori".
Certo è che in un momento così allarmante per l'Europa intera, pagare un riscatto è una mossa che va valutata con attenzione, sicuramente riposta sia dall'Intelligence italiana che dallo stesso Governo, ma che va a finanziare una campagna bellica dai toni surreali, una lotta di religione, di quelle che noi leggiamo nei libri di Storia ai tempi del Medioevo e delle Crociate.
In attesa di certezze sulla reale effettività dell'accaduto, possiamo anche applaudire l'operato del Governo ed esultare per la liberazione di queste nostre connazionali, ma rovesciando la medaglia, se i 12 milioni, i "favori" scambiati, fossero veri, non possiamo che fermarci a riflettere e forse anche a condannare non un riscatto ma un finanziamento che andava preso con le pinze.