Titoli di coda per il testo di legge di riforma della scuola che ieri è passato alla Camera dei Deputati con 277 voti a favore, 173 contrari e solo 4 astenuti. Repubblica riporta il messaggio facebook dal sapore vagamente beffardo di Renzi che saluta il varo della contestatissima riforma della scuola definendolo come uno degli sforzi più grandi di cambiamento della Repubblica Italiana.

Il testo passa ora al Quirinale per la firma definitiva del capo dello stato Mattarella e le speranze dei docenti sono ora legate ad un suo rifiuto con messaggio motivato alle camere per respingere un testo giudicato incostituzionale e gravemente lesivo dei diritti democratici dei cittadini tutti, insegnanti, studenti e genitori sui quali, come risulta da un estratto rinvenibile alla pagina 10 dell'allegato del servizio bilancio del senato su senato.it, si legalizza il contributo volontario delle famiglie alle scuole pubbliche.

Che si sia trovata la soluzione al taglio del debito pubblico ?

L'estratto incriminato

Si trova a pagina numero 10 dell'allegato del servizio bilancio del senato la disposizione per la quale il governo istituzionalizza e trasforma in regola la norma per cui le famiglie degli studenti pagheranno contributi volontari alla scuola pubblica. Lo scorso anno sono stati reperiti in questo modo ben 126 milioni di fondi aggiuntivi che si traducono in un risparmio conseguente sul debito pubblico. Ma così facendo non è lo Stato ad aver provveduto come stabilito nella Costituzione. Cittadini già aggravati dalla crisi economica e in difficoltà si troveranno così di fronte ad una nuova tassa occulta. Come ebbe già a definire Stefano Rodotà, questa riforma non garantisce le famiglie italiane.

La lettera di Imposimato a Mattarella

L'ultimo tentativo di porre un argine a questo abominio, come da lui definita questa legge sulla scuola dalla sua pagina Facebook, è Ferdinando Imposimato. Porta la data del 9 luglio la lettera spedita a Mattarella nella quale l'ex giudice della Corte Costituzionale esorta il Capo dello Stato a non firmare la legge restituendola alle camere con parere motivato. Troppi e tanti i dubbi di costituzionalità sui quali si fondano le prossime mosse dei docenti per far decadere una legge che produce disuguaglianze e va contro la Costituzione.