Avvistato quest'oggi un "Buongiorno" un po' diverso dal solito: il riferimento è alla rubrica quotidiana curata da Massimo Gramellini su "La Stampa". Il tema è quello di un salvataggio piuttosto singolare, ad opera di un sedicenne che avvicinatosi ad un uomo intenzionato a lanciarsi da un ponte gli ha chiesto: "Stai bene?".Quella domanda apparentemente banale dev'essere entrata nell'anima dell'uomo in una sorta di irruzione di forza, sfondando quella porta, ben più che blindata, che egli aveva chiuso dietro di sé opponendo ai propri problemi solo e soltanto il buio ed un ultimo atto.

Buttata giù la barriera per lui è stata nuovamente la luce. L'epilogo? Una vita nuova con la moglie, l'attesa di un maschietto al quale i coniugi daranno lo stesso nome del sedicenne salvatore: Jamie.

Chi ha avuto l'onore o l'onere, oppure entrambi, di affrontare la depressione, a qualsiasi titolo ed in qualsiasi "ruolo", sa bene che non esiste una ricetta assoluta, un rimedio sicuro o peggio ancora "standard", per uscire dal tunnel della depressione. Domanda apparentemente banale, dicevamo poco fa: "Stai bene?". Di per sé è banale anche se, come sottolineato da Gramellini, non invasiva o intrusiva.

Come mai due parole così semplici e nel caso specifico realmente innocenti e spontanee hanno potuto sortire un effetto simile?

Una delle ragioni pare averla indicata proprio l'uomo salvato che avrebbe riferito: "Non me lo ha detto mai nessuno". Probabilmente ciò ha inteso dire è: "Non me lo ha mai detto nessuno in quel modo", giacché appare complicato e molto difficile che in una vita intera si finisca per non sentirsi mai porre una tale domanda. L'altra, probabilmente determinante, sta nel modo in cui il ragazzino ha compiuto il proprio approccio.

Forte della sua ancor siderale distanza dal mondo grottesco, frettoloso, ansioso e frustrato che stritola tantissimi individui per i quali non trovare facilmente persone disposte anche soltanto ad uno scambio di impressioni, piccoli sfoghi o confessioni può essere fatale e far sentire a rischio anche la propria dignità , Jamie ha fatto la cosa più semplice possibile: accorgersi che "l'altro" esiste e non far finta di non vederlo.

Perché dunque il giovane di Dublino ha posto quella domanda? Cosa lo ha poi portato a dialogare 45 minuti con l'aspirante suicida? Un ragazzo non ancora "inquinato", capace di pensare con la sua testa, di una certa generosità e carica umana. Un ritratto fin troppo ovvio che nasce dalla mera lettura dell'episodio ma che è in qualche modo "validato" dalle parole del piccolo: "E' stata una questione di istinto, non ho esitato un attimo, volevo aiutare l'uomo in difficoltà, ora in molti devono essere a conoscenza di questa storia, perché in certi casi è importante agire e avere il coraggio. Spero che questo mio gesto possa far comprendere alle persone quello che sta accadendo nella nostra società".

Ecco, in quell'ultimo periodo ci sono il nostro mondo, il nostro Tempo e le parole di Jamie Harrington mettono il dito sul tasto dolente: carenza di coraggio e di altruismo.

Da un sedicenne giunge, dunque, una lezione sonorissima, della quale fare tesoro perché ognuno di noi un giorno potrebbe ritrovarsi lì, su quel cornicione, senza nessuno a domandare: "Stai bene?".